Finanze

Agroalimentare Sardegna: Importazioni in Crescita a Causa delle Normative Ue

2025-03-23

Autore: Alessandra

I sardi, quando fanno la spesa, sono notoriamente attenti a ciò che acquistano. Questa attenzione si traduce in una propensione all'acquisto ‘a chilometro zero’ che è la più alta d'Italia: il 41% dei consumatori guarda con cura la provenienza di frutta e verdura, rispetto a una media nazionale che si attesta poco sopra il 23%. Nonostante queste premesse incoraggianti, la produzione agroalimentare nell'Isola continua a stagnare.

Luca Saba, direttore regionale di Coldiretti, evidenzia che “purtroppo importiamo circa il doppio di quanto produciamo” e elenca diversi motivi che frenano la crescita locale. Tra questi, la condizione di insularità, i ritardi nella logistica e la frammentazione delle imprese, che risultano troppo piccole per inserirsi nel sistema della grande distribuzione, il quale richiede produzioni regolari e standardizzate.

Un altro problema è il disinteresse dei giovani verso il settore agroalimentare, nonostante il mercato potenziale superi il miliardo di euro. Negli ultimi quindici anni, circa 13mila ettari di terreni coltivati sono stati abbandonati. La situazione è aggravata da contraddizioni nel sistema produttivo: nel comparto bovino, ad esempio, l'unico centro di ingrasso significativo è Arborea, e i vitelli nati in Sardegna spesso vengono venduti al continente, dove vengono allevati e macellati, per poi tornare sull'isola come carne.

In aggiunta, gli ostacoli burocratici, in particolare le normative europee, complicano ulteriormente le cose. Un esempio è quello delle aziende vitivinicole sarde, che vedono la loro espansione limitata da regolamenti che consentono solo un incremento dell’1% della superficie dedicata ai vitigni come Cannonau e Vermentino ogni anno. Questo tipo di restrizioni non solo limita la capacità produttiva, ma frena anche l’innovazione e la competitività. Giovanni Pinna, direttore generale della cantina Sella&Mosca, sottolinea come tali limiti rappresentano un freno al potenziale del territorio.

Di fronte a queste sfide, è essenziale un ripensamento delle strategie locali e un maggiore supporto alle iniziative agricole, per valorizzare le risorse naturali e culturali dell’isola. L’augurio è che, con un cambio di rotta, la Sardegna possa un giorno essere autosufficiente, riducendo la dipendenza delle importazioni e valorizzando i suoi prodotti tipici.