Allerta Debito della BCE: Un Depistaggio sulla Crisi Franco-Tedesca?
2024-11-24
Autore: Luca
La recente pubblicazione del Financial Stability Review da parte della Banca Centrale Europea (BCE) ha sollevato un campanello d’allarme, mettendo in evidenza l’enorme distanza che questa istituzione deve ancora percorrere per guadagnarsi credibilità. Ed è lecito chiedersi se si tratti di ignoranza o di disonestà intellettuale nel sollevare l’allerta sul debito, un segnale preoccupante per la reputazione dell’Eurozona nel panorama internazionale.
Con l’avviso sul debito in testa alla lista, torna il pensiero dei Piigs, quegli stati spesso sotto attacco per la loro situazione fiscale: Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Irlanda, Slovacchia, Slovenia e Cipro. Ma un mistero rimane: perché la Francia, nonostante un profilo fiscale più debole rispetto a Spagna e Portogallo, resta esclusa da questo elenco?
La BCE ha messo in luce le preoccupazioni per il rallentamento della crescita economica, delineando uno scenario cupo per i paesi con alti livelli di indebitamento. Sembra che l’istituzione intenda identificare i potenziali focolai di una nuova crisi fiscale, simile a quella vissuta un decennio fa. Un fatto gravissimo, che dovrebbe far tremare i responsabili della politica monetaria dei paesi coinvolti, spingendoli a chiedere chiarimenti su queste affermazioni.
Il messaggio arriva forte e chiaro: la BCE, invece di garantire stabilità, sembra voler gettare discredito su certe nazioni, rischiando di alimentare il caos nel mercato. Le sue affermazioni non si allineano con le decisioni, recentemente assunte, di mantenere un approccio prudente sui tassi di interesse, giustificato dalla resilienza dell’economia dell’Eurozona e dall’incertezza futura.
La situazione è ulteriormente complicata dall’aggravarsi della crisi franco-tedesca, sia sul piano politico che economico. La Francia, con conti pubblici in difficoltà, ha recentemente annunciato misure di austerità elevate, ma queste non sono sufficienti a far scendere il deficit al di sotto del 5% del PIL. In Germania, la situazione è critica, con l'economia in recessione e un governo in procinto di cadere.
In questo contesto, la BCE sembra voler deviare l’attenzione dai veri problemi dell’asse franco-tedesco, continuando a puntare il dito sui piigs. Fortunatamente, i mercati non sembrano cadere nel tranello. Le obbligazioni francesi sono valutate peggio rispetto a quelle spagnole e portoghesi, rimanendo ad un distanza dai BTP italiani significativamente ridotta, ai minimi da maggio 2010.
L’allerta sul debito è giustificata, ma riguarda una grande porzione dell’Eurozona, e non solo gli stati menzionati. La Francia è a sua volta in cerca di supporto per la crescita, puntando su deficit che non può più permettersi, simile alla situazione dell’Italia di quindici anni fa. La differenza, però, è che mentre all'Italia veniva frequentemente fatta la morale, la Francia sembra godere di un trattamento di favore da parte della BCE, che si rifiuta di etichettarla come a rischio.
Tuttavia, una BCE che solleva allarmi contro parte della sua economia sta contraddicendo il suo mandato di stabilità dei prezzi. La continua divergenza nei rendimenti sovrani dell'Eurozona potrebbe costringere l'istituzione a mettere in atto acquisti mirati di bond, incrementando la liquidità e, potenzialmente, anche l’inflazione, mentre i capitali potrebbero fuggire, aggravando un già debole tasso di crescita. Questo approccio rischia di rivelarsi non solo erroneo, ma anche dannoso. La vera preoccupazione è che la BCE non riesca a comunicare efficacemente con gli investitori, un problema che potrebbe avere ripercussioni disastrose per l’economia europea nel suo insieme.