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Anna Prokofieva: la corrispondente di guerra russa uccisa al confine con l'Ucraina

2025-03-26

Autore: Giulia

La tragica notizia della morte di Anna Prokofieva, una corrispondente di guerra di soli 35 anni del canale televisivo statale russo Channel One, ha scosso il mondo del giornalismo. La giornalista è stata uccisa da una mina nella regione di Belgorod, al confine con l'Ucraina, mentre svolgeva il suo dovere professionale. L'emittente ha confermato l'accaduto, specificando che la troupe cinematografica è stata colpita da una mina nemica, e ha rivelato che il cameraman Dmitrij Volkov, presente con Prokofieva, è rimasto ferito.

Anna Prokofieva era una figura rispettata nel panorama giornalistico, laureata in giornalismo presso l'Università Rudn di Mosca. Oltre alla propria lingua madre, parlava fluentemente lo spagnolo, il che le ha permesso di lavorare nell'edizione spagnola dell'agenzia Sputnik dal settembre 2020 fino al novembre 2022. La sua carriera ha preso una svolta significativa quando, dopo essere stata licenziata da Sputnik, ha iniziato a gestire un blog su Telegram dedicato alla raccolta di aiuti umanitari, prima di unirsi a Channel One all'inizio del 2023.

La portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha commentato la tragedia sostenendo che "il regime di Kiev prende di mira intenzionalmente i giornalisti russi" e mette a rischio le loro protezioni legali. In un contesto di crescente violenza, solo recentemente altri giornalisti sono stati uccisi in attacchi ucraini, inclusi membri della troupe di Izvestia e del canale Zvezda.

La morte di Anna Prokofieva ha riacceso il dibattito sulla sicurezza dei giornalisti in zone di guerra e sul ruolo dei media nella narrazione del conflitto attuale tra Russia e Ucraina. Non è chiaro quale sia la direzione futura del reportage dal fronte, ma la perdita di una talentuosa giornalista come Prokofieva rappresenta una grande perdita per il settore. La sua storia serve da monito sui rischi che i giornalisti affrontano per portare alla luce la verità in situazioni di conflitto.

Chi sarà il prossimo coraggioso reporter a pagare il prezzo della libertà di stampa?