Assad, duemila soldati Usa contro la minaccia ISIS: cosa significa per il futuro della Siria?
2024-12-21
Autore: Giulia
Il Pentagono ha confermato la presenza di "circa duemila" soldati americani in Siria dopo l'era Assad. Questa cifra è sorprendentemente superiore alle 900 unità precedentemente note. I militari statunitensi operano nel contesto della lotta contro l'autoproclamato Stato Islamico (ISIS). Patrick Ryder, portavoce del Pentagono, ha chiarito che 900 di queste forze sono impegnate in una missione a "lungo termine", mentre le rimanenti sono classificate come "forze aggiuntive" temporanee, pronte a rispondere a condizioni operative in continua evoluzione.
Recentemente, Damasco ha visto l'arrivo di una delegazione statunitense, segnando la prima missione dopo la fine del regime di Bashar al-Assad. La delegazione ha incontrato rappresentanti di Hayat Tahrir al-Sham (HTS), un gruppo che ha condotto offensive decisive contro il regime deposto. Questo incontro è stato descritto come "positivo", secondo una fonte siriana, la quale ha suggerito che i risultati potrebbero essere favorevoli.
Dal 2014, le forze statunitensi sono state attive in Siria per combattere l'ISIS, collaborando con le Forze Democratiche Siriane (SDF) a guida curda. Senza il regime di Assad, cresce la paura della minaccia ISIS, con migliaia di combattenti e le loro famiglie attualmente detenuti in prigioni precarie, sorvegliate da forze curde supportate dagli Stati Uniti, ma osteggiate dalla Turchia. Un ufficiale dell'antiterrorismo americano ha avvertito che se non si interromperanno gli attacchi contro le SDF, ci potrebbe essere un rischio di "evasione di massa dalle carceri".
Joseph Votel, generale in pensione e ex comandante del Comando Centrale USA, ha descritto la situazione come quella di un “esercito terroristico in stato di detenzione” e ha espresso seria preoccupazione. La maggior parte dei combattenti dell'ISIS catturati è originaria di Iraq e Siria, ma ci sono anche jihadisti provenienti da paesi europei, dell'Asia centrale e del Nord America. La questione del ritorno dei combattenti stranieri è rimasta un tema dibattuto, con circa 9.000 combattenti ISIS e 50.000 familiari in un limbo legale.
Negli ultimi giorni, gli Stati Uniti hanno lanciato una serie di raid aerei contro obiettivi ISIS. Il ministro degli Esteri iracheno, Fuad Hussein, ha lanciato un allarme riguardo al rischio di una riorganizzazione dell'ISIS, che sta acquisendo armi a causa del crollo dell'Esercito siriano e dall'esistenza di depositi di armi abbandonati. Questa situazione potrebbe intensificare il controllo del gruppo su nuove aree, mettendo a rischio la sicurezza di Siria e Iraq. Tuttavia, il primo ministro iracheno, Mohamed Shia al-Sudani, ha rassicurato che l'ISIS non representa più una minaccia per l'Iraq, sostenendo che i resti delle forze sconfitte non hanno più la capacità di minacciare il territorio iracheno.