BOICOTTAGGIO SULL'ALBANIA: I MEDICI SULL'ORLO DELLA DEPORTAZIONE?
2024-11-18
Autore: Maria
Il boicottaggio del protocollo Italia-Albania continua a suscitare polemiche, e adesso i protagonisti del dibattito sono i medici che operano in collaborazione con le autorità governative. Le principali ONG che offrono assistenza in mare hanno lanciato un appello per denunciare e sabotare l'operato della categoria, accusando i professionisti legati a Cisom, Usmaf e Oim di essere "complici delle deportazioni in Albania". Organizzazioni come Mediterranea Saving Humans, Emergency e Medici Senza Frontiere hanno firmato una lettera aperta che chiede a tutti i membri delle professioni sanitarie di distanziarsi da queste pratiche.
Il Simm, la Società Italiana di Medicina delle Migrazioni, ha redatto un documento che accusa i medici di non prendere una posizione chiara contro queste politiche. Secondo il documento, l'assenza di ambulatori attrezzati sulle navi per affrontare i possibili traumi psicologici dei migranti è inaccettabile. "Non esistono spazi in grado di garantire la privacy e la sicurezza necessarie per i migranti vulnerabili", si legge nel documento. Le ONG sostengono che chi opera su queste navi, includendo i medici, è parte di un sistema che discrimina e degrada l'essere umano.
Il nuovo accordo tra il governo italiano e quello albanese è visto come una violazione dei diritti umani, poiché tutti i migranti soccorsi in mare sono considerati vulnerabili. Ma come funziona realmente il protocollo? Esso prevede tre screening medici per determinare la vulnerabilità dei migranti prima che vengano trasferiti in Albania, con assistenza di medici e infermieri. Quelli ritenuti in buona salute vengono poi collocati nei centri di accoglienza albani.
Ma la situazione sulle navi di soccorso è ben diversa. La dottoressa Paola Tagliabue, coinvolta nelle missioni di Emergency, ha descritto il trattamento sanitario a bordo delle ONG, evidenziando che molte persone soccorse non necessitano di cure d'emergenza. "Fortunatamente", afferma, "la maggior parte dei salvati non soffre di condizioni gravi, con ipotermia e ustioni che sono le problematiche più frequenti".
Con questo nuovo sviluppo, cresce la tensione riguardo il trattamento dei migranti e il ruolo dei professionisti della salute in questo contesto. Molti esperti di diritto umano e attivisti si chiedono se davvero il protocollo sia una risposta efficace o solo un modo per occultare le responsabilità e mettere a rischio le vite di individui già vulnerabili. La polemica si intensifica, e con essa la pressione su tutti i medici coinvolti. Chissà quali saranno le ripercussioni di questo boicottaggio! Resta aggiornato per scoprire i prossimi sviluppi di questa controversia!