
Bruno Bettelheim e l’autismo: una riflessione su idee criticate e rivalutate
2025-04-02
Autore: Marco
Ho avuto l'opportunità di incontrare Bruno Bettelheim nell'agosto del 1970 durante il Congresso Internazionale di Psicoterapia. Organizzato da Pierfrancesco Galli, l'evento si svolgeva in un periodo caratterizzato da forti tensioni sociali, con la contestazione studentesca e le lotte contro i manicomi in pieno fermento. Si trattava di un'epoca di confronto tra psicoanalisi tradizionale e le nuove idee emergenti in psichiatria.
Quando Bettelheim salì al tavolo della presidenza, la sua presenza, con la testa calva e l'espressione ferma, mi ricordò una tartaruga saggia, ma le sue parole scatenarono in me una certa frustrazione. Parlando dell'inconscio, trascurava le pressanti realtà sociali. "Tutto ciò che è irrazionale, come la religione o la mitologia, è stato messo da parte e scartato" affermò, mentre molti di noi percepivano una nostalgia per sistemi educativi che non sembravano più adattabili ai tempi moderni.
Bettelheim oppose al pubblico che gran parte dell'Occidente viveva in una realtà che ignorava i bisogni inconsci, incoraggiando a considerare l'educazione non come una mera socializzazione, ma come un mezzo per portare ordine nel caos interno dell'individuo. La sua visione provocò una serie di interventi critici da parte dei partecipanti, ma al termine si scusò sinceramente per eventuali offese, esprimendo il suo apprezzamento per la varietà di opinioni.
Da quel congresso sono passati vent'anni e, sebbene la società sia cambiata, molte delle affermazioni di Bettelheim risultano profetiche. Con l'aumento del benessere materiale, l'educazione dei bambini ha subito profondi cambiamenti. I genitori ora si trovano a gestire un'agenda sempre più piena di attività, da lezioni di lingue a sport, mentre l'importanza delle favole e dell'immaginazione sembra essersi attenuata.
Bettelheim, nel suo libro "Il mondo incantato", pubblicato in Italia nel 1977, sostenne che le favole rivestono un'importanza cruciale nel mondo infantile. Esse non solo intrattengono, ma aiutano i bambini a elaborare paure e angosce, dando loro una forma attraverso personaggi fantastici come streghe e fate. Questo processo di identificazione consente ai bambini di sviluppare risorse interiori che li sosterranno nel corso della vita.
Il pensiero di Bettelheim ha avuto un impatto significativo anche nel campo delle psicosi infantili, come l'autismo. La sua esperienza nei lager durante la Seconda Guerra Mondiale influenzò profondamente la sua comprensione del rifiuto di alcuni bambini nei confronti della realtà esterna. Egli scoprì che persino nei primissimi mesi di vita, situazioni di estrema privazione emotiva possono portare a un ritiro dal mondo e all'isolamento.
Oggi, ripensare al legame tra le idee di Bettelheim e la comprensione attuale dell'autismo può fornire spunti utili per affrontare le sfide educative e psicologiche dei bambini. Un'educazione che valorizzi l'immaginazione e le emozioni, piuttosto che solamente la disciplina e il risultato, potrebbe contribuire a creare un ambiente più favorevole alla crescita e al benessere psicologico dei più piccoli.