Finanze

Cassa integrazione e contratti: il paradosso della Cgil guidata da Landini

2024-09-26

In un sorprendente colpo di scena, un’azienda di medie dimensioni, impegnata nell'assistenza fiscale e con 35 dipendenti, ha annunciato la cassa integrazione a rotazione per i suoi lavoratori, malgrado un recente rinnovo contrattuale che ha portato a un aumento dei salari. L'azienda, i cui ricavi ammontano a 2,2 milioni di euro e ha registrato un utile di 16.389 euro nel 2023, si trova ora a fare i conti con le conseguenze economiche di questa decisione. È un caso emblematico, non solo per la natura dell'azienda, ma anche per il fatto che è controllata dalla Cgil, il principale sindacato italiano, il cui leader, Maurizio Landini, sta vivendo un paradosso in questo contesto.

Il verbale per la cassa integrazione, firmato il 25 settembre scorso presso lo studio della commercialista Paola Calzoni, ha suscitato parecchie polemiche. La Servizi e tutela srl, che dipende completamente dalla Cgil e guidata da Vincenzo Sgalla — ex segretario della Cgil in Umbria — spiega che quest'anno i contribuenti non hanno affollato i loro uffici per assistenza fiscale. Il risultato è che, nella proiezione per il 2024, non ci sono prospettive di lavoro sufficienti per coprire tutte le ore destinate ai dipendenti.

La cassa integrazione, che avrà inizio il 7 ottobre e durerà 12 settimane, interessa un massimo di 35 dipendenti, alcuni dei quali lavoreranno a orario ridotto. L’azienda ha promesso di esplorare modalità di rotazione per queste sospensioni e di integrare i salari per minimizzare l'impatto sui lavoratori.

In un tentativo di superare questa crisi, la Cgil si sta concentrando sulla ricerca di nuovi clienti, rivolgendo la sua attenzione a settori come la gestione del personale domestico e le pratiche di successione. Paradossalmente, mentre si tenta di recuperare clienti tra badanti ed eredità, la clientela che tradizionalmente utilizzava i loro servizi — come quella per ottenere il reddito di cittadinanza — si è notevolmente ridotta.

Il dilemma centrale rimane quello dell’aumento dei salari legato al nuovo contratto del commercio. Se da un lato il sindacato ha ottenuto un rinnovo contrattuale positivo per i lavoratori, dall'altro lato, l'azienda accusa questo aumento di costi di essere insostenibile. L’inevitabile conflitto di interessi si palesa ora tra la Cgil come sindacato da un lato e il suo braccio economico dall'altro. Cosa significa tutto ciò per i lavoratori e per il futuro del commercio in Italia? Solo il tempo potrà dirlo.