Finanze

Dalle auto elettriche al diktat green: l'allerta di Confindustria

2024-10-02

La corsa verso un futuro sostenibile porta con sé sia opportunità che rischi. L'industria italiana affronta la transizione ecologica con una certa dose di preoccupazione, soprattutto a causa delle direttive europee che sembrano privilegiare l'ideologia verde a scapito della crescita economica. Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, ha lanciato un appello a Bruxelles per riconsiderare il Green Deal: "La distinzione tra decarbonizzazione e deindustrializzazione è labile. Non possiamo permetterci di perdere settori cruciali della nostra industria."

Una particolare attenzione è stata dedicata all'industria automobilistica, particolarmente in crisi. Orsini ha chiesto un ripensamento dei tempi per la transizione alla mobilità elettrica, sottolineando che le imprese non investiranno senza una certa flessibilità riguardo l'obiettivo del 2035. "Gli investimenti nel settore automobilistico richiedono un ritorno economico di 7-10 anni; dunque, è necessario riaprire la tempistica per il 2035," ha affermato il presidente. Attualmente, l'Unione Europea prevede di valutare lo stato del settore nel 2026, mentre il governo italiano richiede una revisione anticipata a metà 2025, per far fronte alle difficoltà del mercato.

Orsini ha criticato anche il piano di dimezzare il motore termico entro il 2035, sostenendo che un approccio più ragionato e tecnologicamente neutrale sarebbe più appropriato. Ha espresso preoccupazione per i costi delle auto elettriche, che superano la capacità di spesa media degli italiani, fissata intorno ai 20.000 euro.

In merito all'importazione di auto elettriche dalla Cina, Confindustria è favorevole all'aumento dei dazi, considerando necessario difendere la filiera nazionale. "La guerra dei dazi tra Cina e Usa non ci entusiasma," ha aggiunto Orsini, evidenziando la necessità di una strategia a lungo termine piuttosto che reazioni impulsive.

Ha anche contestato l'attuale direttiva ETS dell'Unione Europea sulla lotta ai cambiamenti climatici, richiedendo una revisione immediata per evitare che gli investimenti nell'industria europea crollino a causa di vincoli eccessivi e poco competitivi. Infine, ha riconosciuto che l'associazionismo imprenditoriale italiano avrebbe potuto fare di più nel processo di negoziazione del Green Deal.

Orsini ha concluso sottolineando l'importanza del ruolo di Raffaele Fitto come futuro commissario europeo italiano, ritenuto essenziale per un paese come l'Italia, dove sarà cruciale trattare su questioni legate all'industria, all'ambiente e alla coesione. "I fondi di coesione rivestiranno un ruolo fondamentale, specialmente per il Sud Italia," ha affermato, auspicando una compattezza politica a sostegno delle istanze italiane.