Un'importante svolta giuridica ha avuto luogo venerdì scorso a Barcellona, dove un tribunale d'appello ha deciso di assolvere l'ex calciatore brasiliano Dani Alves dalle accuse di violenza sessuale. Le accuse risalgono a un episodio avvenuto nel 2022 in un noto locale della città, che aveva portato in primo grado a una condanna di quattro anni e mezzo di carcere e a una multa di 150.000 euro.

In questa nuova fase del processo, il tribunale ha ritenuto che la testimonianza fornita dalla donna che lo aveva accusato non fosse sufficiente per confermare la precedente condanna. Questa decisione ha fatto prevalere la presunzione d'innocenza, un principio fondamentale del diritto. Gli inquirenti, inizialmente, avevano chiesto di aumentare la pena di Alves a nove anni di detenzione, ma la nuova valutazione ha ribaltato le carte in tavola.

Dani Alves, ora 41enne, è stato un pilastro del calcio mondiale, soprattutto durante la sua carriera fulminante al Barcellona, dove ha trascorso quasi un decennio, contribuendo a vincere numerosi trofei e guadagnandosi il titolo di uno dei migliori terzini della storia. Ha anche vestito la maglia della Juventus e della nazionale brasiliana, ottenendo riconoscimenti sia a livello di club che internazionale.

Questa assoluzione solleva interrogativi sulla giustizia e la sicurezza delle donne, un tema estremamente delicato, poiché molti si chiedono cosa significhi realmente per le vittime di violenza sessuale avere una voce in un sistema che può sembrare proteggere più gli accusati che le vittime. La vicenda di Alves continuerà a far discutere, riflettendo le complessità e le sfide della lotta contro la violenza di genere.