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Elezioni Usa: perché chi prende meno voti può diventare Presidente | Milena Gabanelli

2024-10-14

Autore: Sofia

Perché il popolo americano non sceglie direttamente il suo Presidente? Questa è una domanda che affonda le radici nella storia della democrazia americana. Dopo aver scacciato il dominatore inglese, i Padri fondatori erano determinati a evitare che il nuovo stato potesse finire sotto il controllo di un nuovo sovrano. Fu così che nel 1787, durante la Constitutional Convention di Philadelphia, venne stabilito il meccanismo di elezione del Presidente attraverso il Collegio Elettorale.

Quanti sono e chi li sceglie

Oggi il Collegio dei Grandi Elettori è composto da 538 rappresentanti, il cui numero è basato sulla rappresentanza del Congresso: ogni Stato ha un numero di deputati proporzionale alla popolazione, ma ogni Stato ha garantiti due senatori, indipendentemente dalle dimensioni. Questo ha portato a anomalie, come la sorprendente rappresentanza del Wyoming rispetto alla California. Infatti, la California ha 54 Grandi Elettori mentre il Wyoming, con una popolazione di soli 581 mila abitanti, ne ha 3. Un aspetto che non manca mai di scatenare polemiche, soprattutto quando il sistema elettorale permette che un candidato possa perdere le elezioni pur avendo ricevuto più voti popolari.

Statali controllano le procedure di voto. Fin dai primi anni, le restrizioni sul voto hanno escluso molti gruppi di cittadini. Solo nel 1870 gli afroamericani furono ammessi, e le donne ottennero il diritto di voto nel 1920. Tuttavia, vari Stati del Sud hanno mantenuto leggi che limitano la partecipazione al voto, specialmente quella delle minoranze etniche. Recenti leggi hanno introdotto restrizioni tali che la Georgia, per esempio, ha vietato di fornire cibo e acqua ai votanti in attesa.

Il voto per corrispondenza, invece, è un'opzione che gli Stati possono regolamentare: in molti consente a quasi tutti di votare comodamente da casa, ma ci sono Stati dove questa possibilità è limitata per disabili e anziani.

Requisiti per la Presidenza

La Costituzione americana stabilisce che per candidarsi alla Presidenza bisogna essere nati negli Stati Uniti, residenti per almeno 14 anni e avere almeno 35 anni. Ma, come in ogni sistema politico, è il potere dei partiti a determinare quali candidati avranno effettivamente una possibilità di competere. Le primarie e i caucus sono i meccanismi con cui i delegati vengono scelti e possono portare a risultati sorprendenti, come nel caso delle primarie Democratiche nel 2024, dove Joe Biden ha dovuto rinunciare a favore di Kamala Harris.

Funzionamento del Collegio Elettorale

Il Collegio elettorale non è una vera e propria istituzione, ma un insieme di rappresentanti che si occupano di conteggiare i voti. In 48 Stati, il vincitore del voto popolare si aggiudica tutti i Grandi Elettori, eccetto in Nebraska e Maine. Questo spiega il motivo per cui, nel 2016, Hillary Clinton, pur avendo ricevuto tre milioni di voti in più rispetto a Donald Trump, non è stata eletta Presidente. Clinton ha vinto in Stati ad alta densità popolazione, ma ha perso in Stati chiave, portando Trump alla vittoria proprio per il numero di Grandi Elettori.

Due mesi tra conteggi e riconteggi

Dopo le elezioni, ci vogliono settimane per confermare i risultati, e il Congresso ratifica il tutto il 6 gennaio dell'anno successivo. Questo lasso di tempo può sembrare lungo, ma è una necessità per garantire l'integrità del processo elettorale. La transizione ufficiale culmina con il giuramento del nuovo Presidente il 20 gennaio.

Perché il martedì?

Infine, una curiosità: perché si vota sempre di martedì? La scelta risale al 1845, quando si decise per il mese di novembre, dato che i raccolti erano finiti e gli elettori potevano spostarsi. Il martedì fu scelto in modo da dare un giorno di viaggio, escludendo la domenica dedicata al riposo. Quest’anno, il giorno delle elezioni è fissato per il 5 novembre.