Elly cede al pressing di big e metà gruppo: il Pd "bacia il rospo" della destra
2024-11-28
Autore: Alessandra
Elly Schlein, leader del Partito Democratico (Pd), si trova in una situazione delicata poiché la maggior parte del gruppo parlamentare a Strasburgo ha votato a favore del bis di Ursula von der Leyen. Questa decisione è arrivata dopo settimane di tensioni interne e molte discussioni critiche, con la sola eccezione di Marco Tarquinio e Cecilia Strada che si sono astenuti nel voto, contribuendo a un clima di malcontento all'interno del partito.
Le ripercussioni di questo voto si fanno sentire anche ai vertici del Pd, con Schlein costretta a gestire le pressioni provenienti non solo dai membri del suo partito, ma anche dai colleghi europei, tra cui il premier spagnolo Pedro Sanchez. Questi ultimi hanno spinto per un accordo tra Ppe e Socialisti, culminando nella scelta di sostenere Raffaele Fitto nella sua vice-presidenza. Quasi la metà del gruppo ha concordato con questa mossa strategica, realizzando che un'eventuale debacle della Commissione europea avrebbe potuto portare a conseguenze devastanti, soprattutto in un contesto geopolitico segnato da conflitti, come quello in corso in Ucraina.
Zingaretti, rappresentante del Pd, ha sottolineato che "la nostra posizione è stata fraintesa" e ha difeso la scelta come necessaria per il bene dell'Unione Europea. Tuttavia, il partito si trova ora a fronteggiare la critica della sinistra, con formazioni come Alleanza Verdi e 5 Stelle che hanno espresso la loro opposizione alla nuova Commissione e accusano i dem di aver stretto un’alleanza con la destra di Giorgia Meloni.
Alessandro Zan, un esponente di spicco del partito, ha ammesso che è stata "una decisione difficile", ma imprescindibile per evitare di bloccare le istituzioni europee, mentre altri membri come Corrado e Ruotolo si sono giustificati dicendo che il loro voto non rappresenta un appoggio incondizionato.
Marco Tarquinio, ex direttore di Avvenire e ora esponente del Pd, ha cercato di distanziarsi dalla scelta di Fitto, dicendo di non avere nulla contro di lui, ma ha comunque espresso la sua inquietudine riguardo all'orientamento nazionalista dell'Ecr. La contraddizione in queste posizioni è evidente, specialmente per un politico che nei passati ha condiviso il voto con forze estremiste su questioni cruciali come la difesa dei diritti umani.
Questa situazione segna una fase cruciale per il Pd, che si trova a dover gestire a livello interno le pressioni e le critiche, mentre cerca di mantenere una posizione di influenza nel panorama politico europeo. Quali saranno le conseguenze a lungo termine di questo 'bacio al rospo'? Solo il tempo lo dirà, ma il rischio di una frattura interna è più reale che mai.