Nazionale

Ergastolo per Alessandro Impagnatiello: Giustizia per Giulia Tramontano e il piccolo Thiago

2024-11-25

Autore: Luca

Alessandro Impagnatiello è stato condannato all'ergastolo per l'omicidio della sua fidanzata Giulia Tramontano, incinta di sette mesi del loro bambino Thiago. Questa drammatica sentenza è stata emessa il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, sottolineando l'urgenza di una riflessione collettiva su questo tema.

Il processo ha visto il suo epilogo dopo undici settimane di udienze, durante le quali è emerso un quadro agghiacciante delle dinamiche di abuso e manipolazione che hanno preceduto il femminicidio. Impagnatiello, un ex barman di 31 anni, ha mostrato un comportamento impassibile durante la lettura della sentenza da parte della presidente della Corte d'Assise di Milano, Antonella Bertoja. Al contrario, i familiari di Giulia hanno vissuto un'emozione intensa, piangendo per la perdita della loro amata e per la vita che avrebbe potuto avere Thiago.

La Corte ha riconosciuto la premeditazione e la crudeltà del reato, negando l'aggravante dei futili motivi, a dispetto delle argomentazioni difensive. La pena per interruzione di gravidanza non consensuale e occultamento di cadavere ha aggiunto ulteriori sette anni all'ergastolo richiesto. Impagnatiello ha confessato l’omicidio, avvenuto il 27 maggio 2023, infliggendo a Giulia ben 37 coltellate, principalmente al collo e al torace, dopo un confronto chiarificatore con l'amante.

Successivamente, il suo tentativo di distruggere le prove bruciando il corpo e la poca scrupolosità nella sua ricerca di eliminarne ogni traccia, fanno emergere un profondo squarcio della sua personalità. La testimonianza di chi lo conosce afferma che questo comportamento riflette un disturbo narcisistico e psicopatico, ma il consulente nominato dalla Corte non ha potuto classificarlo come incapace di intendere e volere.

La famiglia di Giulia ha partecipato a un flashmob all'esterno del Palazzo di Giustizia, reggendo uno striscione in memoria della giovane madre e del suo bambino. "Mai più violenza!", è stato il grido di dolore e giustizia, mentre i familiari hanno esortato la società a prendersi incarico della prevenzione delle violenze di genere.

Chiara, la sorella di Giulia, ha esposto il desiderio di un cambiamento culturale profondo, partendo dalle famiglie, affinché non si alimenti mai più questo tipo di violenza. Ha evidenziato l’urgenza di un’educazione al rispetto e all’uguaglianza di genere.

La Ministra per le Pari Opportunità, Eugenia Maria Roccella, ha commentato la condanna ribadendo che non è questione di vendetta, ma di giustizia. Ha sottolineato l'importanza di una lotta articolata contro la violenza sulle donne, che non può essere sottovalutata. La tragica vicenda di Giulia e Thiago è l'incarnazione di una battaglia che richiede unità e vigilanza da parte di tutti affinché simili atti di violenza non si ripetano mai più.