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Femminicidio nell'Ascolano: Emanuela Massicci brutalmene picchiata e uccisa dal marito

2024-12-21

Autore: Matteo

Femminicidio nell'Ascolano: Emanuela Massicci brutalmene picchiata e uccisa dal marito

Il terribile femminicidio di Emanuela Massicci ha scosso l'intera comunità di Ripaberarda, avvenuto tra l'una e le due di notte, mentre i due figli piccoli della coppia dormivano ignari nella loro cameretta. Secondo la ricostruzione della Procura, la vittima è stata colpita con estrema violenza, riportando fratture multiple al naso, sette costole e all'ulna sinistra. Le ferite sulle mani rivelano che Emanuela ha tentato disperatamente di difendersi dall'aggressione.

Dopo l'orrenda aggressione, il marito, Malavolta, ha cercato di nascondere l'atrocità rivestendo il corpo di Emanuela e infliggendosi un'autolesione. Solo dopo le cinque del mattino, ha contattato i genitori per informare della morte della moglie. Quando i carabinieri e i sanitari sono giunti nella sua abitazione, hanno trovato il 48enne seduto accanto al corpo di Emanuela, in stato di semi-incoscienza e con un coltello ancora in mano, un’immagine che racconta di una tragedia familiare senza precedenti.

Stando ai medici legali, la morte di Emanuela Massicci è avvenuta circa sette ore prima dell’arrivo delle autorità, scatenando un’ondata di dolore e indignazione. L'eco di questo femminicidio non si ferma qui: il 48enne, già con un passato turbolento alle spalle, era stato in precedenza condannato per gravi lesioni e atti persecutori nei confronti di un'altra donna. Solo due anni fa, nel 2016, mentre era agli arresti domiciliari, era stato condannato a due anni di reclusione per molestie, pena poi ridotta dalla Corte di Appello di Ancona a 6 mesi e 20 giorni con sospensione della pena.

La difesa di Malavolta ha cercato di giustificare il suo comportamento, chiedendo un trasferimento in una struttura sanitaria per normativa psichiatrica. Tuttavia, la giudice per le indagini preliminari, Annalisa Giusti, ha rigettato la richiesta, evidenziando la pericolosità dell'indagato e decretando la sua custodia cautelare in carcere. Questo drammatico episodio non è solo un altro femminicidio, ma un grido d'allerta sociale, che mette in evidenza l'urgenza di combattere la violenza di genere e garantire giustizia alle vittime.