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Francesca Ghio: "Ecco perché ho raccontato del mio stupro, ma evitiamo la pornografia del dolore"

2024-11-26

Autore: Giovanni

Francesca Ghio, consigliera comunale di Genova e attivista di 31 anni, ha recentemente deciso di parlare pubblicamente del suo trauma, rivelando di essere stata vittima di stupro all'età di 12 anni. L'incredibile coraggio di Francesca è emerso durante un'intervento in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne, svoltasi il 25 novembre. La sua testimonianza ha scosso l'uditorio, poiché ha raccontato di aver subito violenza da parte di un uomo, un dirigente di una piccola azienda della zona, che l'ha tormentata sia fisicamente che psicologicamente per mesi, approfittando della sua posizione di fiducia all'interno della sua famiglia.

Francesca ha chiarito che, mentre davvero desidera portare alla luce le atrocità della violenza, non vuole essere un'icona della sofferenza, definendo questa tendenza come "pornografia del dolore". "Voglio usare la mia storia come atto politico e per promuovere un messaggio di empatia", ha affermato, sottolineando l'importanza di evitare il sensazionalismo. Nonostante le numerose richieste di interviste che ha ricevuto dopo il suo intervento, ha scelto di non fornire dettagli intimi per preservare il suo dolore personale.

La motivazione per rompere il silenzio, Francesca la trova guardando negli occhi di sua figlia, una bambina di meno di un anno. "Sento un forte dovere, sia come madre sia come consigliera, di parlare e agire per creare un cambiamento", ha spiegato. Nel 2023, ha altresì promosso modifiche al regolamento del consiglio comunale per consentire ai neogenitori di partecipare alle sedute da remoto, mostrando un forte impegno sia per il benessere delle famiglie che per affermare diritti e dignità.

Durante il suo intervento, ha anche commentato criticamente l'installazione "Wall of Dolls" a Genova, spiegando che sebbene l'intenzione dietro l'opera fosse quella di sensibilizzare sulla violenza contro le donne, appenderle bambole non rappresenta una soluzione reale al problema. "Le bambole non possono sostituire un'adeguata educazione al rispetto e alla violenza di genere. Non siamo oggetti esposti, dobbiamo affrontare queste questioni in modo proattivo nelle scuole", ha sottolineato Ghio.

In un contesto allarmante, la polizia ha riportato che a Genova, in media, un uomo viene ammonito ogni giorno per reati di violenza domestica. La situazione è ulteriormente complicata da abusi da parte di partner che convivono con le vittime. Proprio recentemente, il consiglio comunale ha approvato la creazione di uno sportello anti-violenza all'Università di Genova, una risposta necessaria dopo l'investigazione di un caso di abuso accaduto in ambito accademico.

La sua battaglia personale e il suo attivismo continuano a ispirare molti, rendendola una voce influente nella comunità genovese e oltre. La sua storia ci ricorda quanto sia cruciale affrontare la violenza con azioni concrete e strategie educative, piuttosto che con simboli che, purtroppo, possono diventare mera esibizione.