Gaza, la tregua si avvicina. Hamas pronto a dire sì all'accordo. Biden: «A un passo dalla firma». Piano in tre fasi
2025-01-15
Autore: Sofia
La situazione a Doha è caratterizzata da un mix di tensione, speranza e preoccupazione per la fragile trattativa in corso. Negli ultimi quindici mesi, le famiglie degli ostaggi rapiti da Hamas hanno vissuto un'angoscia senza precedenti, sperando di ricevere notizie sui loro cari scomparsi nella Striscia di Gaza. Ogni giorno, i familiari hanno affrontato il peso del terrorismo psicologico e l'incertezza di una risoluzione, affrontando una frustrazione crescente ogni qual volta le trattative sembravano vicine a un punto di rottura.
Tuttavia, negli ultimi giorni, ci sono stati segnali incoraggianti. Il clima di pressione internazionale è tornato a intensificarsi. Su indicazione degli Stati Uniti, anche il capo dell'intelligence turca, Ibrahim Kalin, ha avviato contatti con i leader di Hamas per tentare di mediare. Ma ciò che ha davvero cambiato le carte in tavola è stato l'intervento di Donald Trump, che ha minacciato di portare il conflitto a un nuovo livello di violenza se non si trovasse un accordo rapidamente.
Joe Biden, nel frattempo, ha effettuato una telefonata all'emiro del Qatar, Tamim bin Hamad Al Thani, ribadendo il suo impegno per una soluzione pacifica e sostenendo che l'accordo proposto è stato già pianificato nei dettagli mesi fa. Tuttavia, Trump non si è tirato indietro e ha inviato il suo inviato speciale nei colloqui di Doha, facendo intendere che desidera rivendicare il merito di una eventuale conclusione delle trattative.
Biden ha annunciato ai suoi collaboratori che un accordo sulla situazione a Gaza è ormai imminente. Hamas ha confermato che c'è una volontà di porre fine alla guerra e che i negoziati sono in fase avanzata.
La struttura proposta dell'accordo sembra essere compresa in tre fasi principali. Missioni di cessate il fuoco di 42 giorni sono state discusse, durante i quali si prevede che 33 ostaggi, tra cui bambini e persone anziane o malate, vengano liberati. In cambio, Hamas richiede la liberazione di 1.300 palestinesi detenuti, inclusi alcuni condannati all’ergastolo.
Dopo 16 giorni dall’inizio del cessate il fuoco, le trattative dovrebbero entrare in una fase delicata, riguardante il rilascio di tutti gli altri ostaggi, vivi e morti, ulteriori scambi di detenuti e la ritirata dell’esercito israeliano dalla Striscia di Gaza. Al momento, ci sono divergenze significative tra le richieste di Hamas e le posizioni di Israele, con Tel Aviv che esercita un veto su alcuni nomi chiave tra i detenuti richiesti, come Marwan Barghouti.
Inoltre, le dinamiche interne dei due lati complicano ulteriormente la situazione. Netanyahu deve navigare tra le pressioni dai suoi alleati di destra, mentre Hamas attende conferme dal suo leader, Mohammed Sinwar. Il tempo stringe e le famiglie degli ostaggi sperano ardentemente che l'accordo venga annunciato in tempi brevi, forse già durante una riunione prevista con Netanyahu, segnalando un momento decisivo per il futuro della regione.