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"Ho visto la mia vicina di casa tagliata a pezzi: un racconto straziante dalla Striscia di Gaza"

2024-10-06

Un grido di dolore e verità ha risuonato nel Teatro Comunale durante l'incontro "Medio Oriente" del festival Internazionale, dove sono stati portati alla luce gli orrori della vita quotidiana nella Striscia di Gaza. Due voci coraggiose, Youmna El Sayed, giornalista egiziano palestinese e Malak Mattar, illustratrice palestinese, hanno condiviso le loro esperienze di un popolo dimenticato e disumanizzato.

La devastante offensiva israeliana, innescata dagli attacchi del 7 ottobre, è solo l'ultimissima parte di una saga di sofferenza che si protrae dal 1948. Secondo Ruba Salih, professoressa di antropologia, "il potere del colonialismo è quello di disumanizzare e rendere la vittima sacrificabile". Ma cosa significava vivere a Gaza prima di questa escalation di violenza? Youmna ha descritto la vita sotto assedio, dove la libertà di movimento è solo un lontano ricordo. "Fino a quel giorno, i palestinesi vivevano sentendosi invisibili. I bambini muoiono perché non possono viaggiare per ricevere cure mediche. La vita quotidiana è stravolta da un'umanitaria devastazione."

Dopo essersi trasferita a Gaza nel 2014, Youmna ha vissuto in prima persona la brutalità del conflitto. I giornalisti diventano bersagli principali in questo scenario drammatico, come ha spiegato: "Dobbiamo temere non solo per noi stessi, ma anche per le nostre famiglie".

La testimonianza di Malak ha scioccato il pubblico: "Ho visto una donna essere tagliata a pezzi davanti ai miei occhi, era la mia vicina di casa. Ho sempre cercato di trasformare la distruzione in bellezza attraverso il mio lavoro, ma non è facile quando le mie illustrazioni sono sotto il controllo militare e non possono avere un significato politico." Ha anche sottolineato la triste realtà che "ogni guerra a Gaza porta alla distruzione della cultura e dell'immaginazione".

Questa situazione ha imposto un doppio fardello sulle donne palestinesi. Malak ha parlato di un "femminismo discriminatorio" e delle ingiustizie che affrontano: "In ospedale ho sentito le grida delle donne sottoposte a interventi senza anestesia. Dopo la guerra del 2021, ci hanno private anche dei beni di prima necessità, come alimenti e prodotti igienici."

La narrazione si fa ancora più complessa quando Ruba avverte dell'ipocrisia occidentale riguardo i diritti delle donne in Palestina: "Le donne non possono essere salvate finché non ci sarà una fine alla violenza e alla colonizzazione sistematica".

Questa è la vita quotidiana a Gaza, un territorio segnato da decenni di ostilità e abbandono. Queste testimonianze coraggiose ci ricordano che la lotta per la dignità e la giustizia continua, e che le storie di chi vive in questa regione meritano di essere ascoltate. Non possiamo voltare le spalle a chi, ogni giorno, combatte per la propria vita.