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Il consigliere di Xi avverte: «La Cina deve prepararsi alla Terza guerra mondiale. Ecco perché potrebbe scoppiare in Asia!»

2024-10-12

Autore: Maria

La Cina sta davvero preparando il terreno per una Terza guerra mondiale? È un'ipotesi concreta? Queste sono le domande che si pongono molti analisti. Un'importante voce in materia è quella del professor Zheng Yongnian, un esperto di geopolitica molto ascoltato dal regime cinese, che ha recentemente pubblicato un'analisi su WeChat, il principale social network in Cina. L'articolo ha attirato l'attenzione globale e sembrerebbe addirittura che Xi Jinping lo abbia letto.

Zheng afferma che, con il deterioramento dell'ordine mondiale post-Seconda guerra mondiale, la geopolitica torna a concentrarsi sulla rivalità tra le superpotenze, e il contesto attuale suggerisce che una nuova guerra fredda sia già avviata. Secondo lui, l'Asia-Pacifico sarà il principale teatro di conflitto, e i motivi sono chiari: interessi economici convergenti, un'ipotetica alleanza asiatica simile alla NATO, un'intensa modernizzazione militare e un crescente nazionalismo.

Il professor Zheng indica che gli Stati Uniti sono un attore cruciale in questo scenario, con piani di guerra che si basano su potenziali guadagni economici nel continente asiatico. Le tensioni attuali sono ulteriormente amplificate dai problemi interni degli Stati Uniti, che potrebbero spingerli a cercare soluzioni esterne attraverso il conflitto. Inoltre, la storica politica del "Pivot to Asia" di Obama ha posto l'accento sul focus americano verso la Cina, sottolineando come la competizione geopolitica sia alla base delle attuali frizioni.

Zheng avverte che l'Asia si trova di fronte a pericoli senza precedenti, con un aumento dei sentimenti nazionalisti e un deterioramento della stabilità politica nella regione. Con l'emergere di leader politici influenzati da questi sentimenti, le decisioni possono rivelarsi irrazionali e porteranno a conflitti indesiderati.

La Cina, secondo Zheng, deve dunque riflettere profondamente su questi "cambiamenti mai visti da un secolo", cercando di adattarsi per affrontare le sfide che il futuro potrebbe riservare.

Un'analisi più critica di questo approccio rivelerebbe come il regime cinese stesso stia contribuendo alla diffusione del nazionalismo nella regione, plasmando l'opinione pubblica fin dalla giovane età. Le provocazioni militari cinesi nei confronti di vicini come Taiwan, le Filippine e il Giappone non fanno altro che alimentare un clima di ansia e incertezza in Asia.

Allo stesso modo, la Cina sta lavorando per costruire un'"economia-fortezza", puntando all'autosufficienza per affrontare potenziali crisi esterne. Da anni, Pechino adotta politiche interne che vanno dal protezionismo all'accaparramento di risorse strategiche, riflettendo una chiara intenzione di premunirsi contro qualsiasi forma di conflitto conflittuale. La transizione verso le energie rinnovabili, la sicurezza alimentare e il controllo delle catene di fornitura sono solo alcune delle misure che dimostrano questa preparazione.

In conclusione, il messaggio del professor Zheng non è solo quello di prepararsi, ma anche di vigilare su chi delineerà i contorni del futuro geopolitico e su come la Cina stia influenzando attivamente questa narrazione.