Cinque anni dopo l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea, il conto da pagare si fa sempre più salato. Secondo un'analisi del quotidiano inglese *Independent*, le famiglie e le aziende britanniche stanno fronteggiando costi crescenti dovuti a un significativo calo delle esportazioni e alla fuga di manodopera qualificata.

Le stime indicano che, solo nel 2023, le esportazioni verso l'Europa sono diminuite del 16%, colpendo in modo particolare i settori dell'automotive, dell'agroalimentare e della moda. Le piccole e medie imprese, che dipendevano fortemente dal mercato europeo, sono le più colpite da questa situazione, costrette a rivedere strategie e contratti.

Nei mesi successivi alla Brexit, milioni di europei hanno lasciato il Regno Unito, cercando opportunità di lavoro in altri paesi, e questo ha portato a una carenza di manodopera in settori chiave come l'ospitalità e la sanità. Le aziende si trovano ora a dover offrire stipendi più elevati per attrarre lavoratori, aumentando così i costi operativi.

Inoltre, la situazione economica è aggravata dalla crisi energetica globale e dall'inflazione, che stanno mettendo a dura prova le famiglie britanniche, ora costrette a fare i conti con bollette sempre più elevate e un potere d'acquisto in calo.

Il rimpianto per la stabilità e i vantaggi dell'appartenenza all'Unione Europea è palpabile. Molti cittadini esprimono nostalgia per una maggiore libertà di movimento, per le opportunità lavorative e per l'accesso ai mercati europei. L'opinione pubblica sembra ora più che mai divisa sulla questione, con gruppi pro-Uniione Europea che fanno sentire la propria voce, chiedendo un riesame delle politiche attuali.

In sintesi, il bilancio della Brexit si presenta complesso e costoso, e il futuro del Regno Unito rimane incerto. Ci si chiede se, dopo questo quinquennio, il governo troverà soluzioni efficaci per affrontare queste sfide e riportare il paese nella giusta direzione.