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Il crollo della tettoia a Novi Sad scatena una tempesta politica in Serbia

2024-11-22

Autore: Giulia

Giovedì, undici persone sono state arrestate in Serbia in relazione al tragico crollo della tettoia della stazione ferroviaria di Novi Sad, avvenuto il 1° novembre e costato la vita a 15 persone. Tra coloro che sono stati arrestati, secondo indagini non ancora ufficialmente confermate, figura l'ex ministro dei Lavori pubblici, Goran Vesić, il quale si era dimesso immediatamente dopo l'incidente.

Negli ultimi giorni, questo evento ha scatenato un acceso dibattito politico. A Novi Sad, già teatro di proteste massicce contro il governo, i cittadini si sono mobilitati per esprimere il loro dissenso, puntando il dito sulla corrotta gestione degli appalti pubblici e la mancanza di trasparenza. I manifestanti sostengono che la corruzione sistemica, in particolare nei contratti con le aziende statali cinesi, sia la causa principale del disastro.

Situata nel nord-ovest della Serbia, Novi Sad è la seconda città più grande del paese e la stazione, inaugurata nel 1964, aveva subito due interventi di ristrutturazione negli ultimi anni. I lavori, finanziati da investimenti cinesi, miravano a preparare l'infrastruttura per l'alta velocità, nel contesto di un progetto che dovrebbe connettere Belgrado a Budapest. Tuttavia, le autorità non hanno fornito chiarezza se i lavori in corso avessero alcun legame con il crollo della tettoia, che ha travolto i viaggiatori in attesa.

Gli appalti erano stati affidati a una joint venture di aziende cinesi, tra cui la China Railway International e la China Communications Construction, e a partner europei, tra cui l'azienda francese Egis e l'ungherese Utiber. I manifestanti chiedono la pubblicazione dei contratti e il rilascio di nove attivisti arrestati durante le proteste.

Tra gli arrestati di giovedì, oltre a Vesić, secondo la stampa locale si trovano anche l’ex direttrice della compagnia ferroviaria nazionale, Jelena Tanasković, e due ingegneri della Egis, un fatto che aumenta ulteriormente le tensioni politiche in Serbia.

Negli ultimi tre giorni, gli scontri tra manifestanti e polizia si sono intensificati, suggerendo che la situazione potrebbe degenerare ulteriormente, mettendo in pericolo il fragile governo di Aleksandar Vučić, percepito da molte voci di opposizione come sempre più autoritario. Il crollo della tettoia non è solo una tragedia umana, ma un campanello d’allarme per la gestione della cosa pubblica in Serbia. Quali saranno le conseguenze politiche di questo disastro? Solo il tempo lo dirà.