Finanze

Il Debito Americano Spaventa Trump: Dazi per una Ristrutturazione Strategica?

2025-04-01

Autore: Matteo

Tra poche ore scopriremo gli stati che entreranno nella "blacklist" voluta dal presidente Donald Trump e per quali beni, dall'inizio della mezzanotte, scatteranno nuovi dazi doganali. Un’attesa che ha generato panico nei mercati finanziari globali e ha sollevato numerosi interrogativi sulle reali motivazioni della Casa Bianca. Con dichiarazioni sorprendenti su "europei parassiti" e a proposito di Groenlandia, Panama, Ucraina, Iran e Russia, in molti hanno cominciato a considerare Trump come un megalomane, se non addirittura una persona irrazionale. Ma questa interpretazione potrebbe essere fuorviante e ignorare un dato cruciale: la paura di Trump nei confronti del debito pubblico americano.

La Ristrutturazione Soft del Debito Americano

Senza affrontare questo tema, rischiamo di non vedere il quadro complessivo. Le cancellerie estere potrebbero non comprendere che le vere trattative da avviare riguardano il debito americano, più che il mero elenco dei prodotti soggetti a dazi. Trump utilizza queste tariffe come leva per raggiungere obiettivi più ampi. E quell'obiettivo potrebbe essere la "ristrutturazione" del debito, in una forma soft e non ufficiale, ma pur sempre ristrutturazione.

All'inizio di gennaio, il debito pubblico americano aveva superato i 36.000 miliardi di dollari, a fronte di un prodotto interno lordo di poco meno di 29.000 miliardi. Il rapporto tra le due grandezze è al di sotto del 125%. Se paragonato al Giappone, che ha un rapporto doppio senza avere una valuta di riserva mondiale come il dollaro, si potrebbe pensare che gli Stati Uniti non abbiano motivo di allarmarsi. Tuttavia, va interpretato con cautela: gran parte del debito americano è finanziato da creditori stranieri, che detengono circa 8.500 miliardi di Treasuries. Ciò che spaventa è che il deficit continua a crescere a un ritmo di 2.000 miliardi l'anno.

Con un rapporto al PIL del 6,7% nel 2024, che peraltro si presenta come un anno di crescita economica, i segnali di pericolo sono chiari.

Gli USA: "Too Big to Fail"?

Entro la fine del 2024, il PIL mondiale si aggira attorno ai 110.000 miliardi di dollari. Questo dato suggerisce due cose: da una parte, gli Stati Uniti sono troppo grandi per fallire, ma dall'altra, non possono continuare a essere finanziati per così tanto tempo. Da secoli, gli USA emettono debito, ma ora la situazione è differente. Emmettere debito per rifinanziare quello passato, unito alla costante generazione di nuovo, non è sostenibile. Attualmente, quasi il 2% della ricchezza globale deve essere destinato all’acquisto di nuovi Treasuries ogni anno.

Dazi come Strumento di Negoziazione

Quali sono le strategie di Trump? Potrebbe auspicare a una sorta di Accordo di Plaza 2.0, simile a quello del 1985 che portò a una svalutazione concordata del dollaro. Tuttavia, il contesto attuale è radicalmente diverso; l'accordo dovrebbe includere anche paesi come la Cina, non esattamente amici. Un dollaro più debole potrebbe anche portare a un aumento dei rendimenti, con conseguenti maggiori spese per servire il debito. È qui che entrano in gioco i dazi: Trump offre agli altri leader globali una scelta difficile: tariffe elevate per accedere al mercato americano o un accordo per rendere il debito statunitense più sostenibile.

La Proposta di Trump ai Governi Esteri

Funzionerebbe così: le banche centrali convertirebbero parte delle loro riserve in titoli del debito americano a lungo termine e a bassi tassi d'interesse, si parla addirittura di un Treasury a 100 anni. Paesi come Austria, Belgio, Messico e Israele hanno già emesso tali titoli. Attualmente, un Treasury a 30 anni offre più del 4,50%: Trump potrebbe proporre un bond con un rendimento non superiore al 2,5-3%, di valore plurilunghissimo. Ciò allungherebbe la durata media delle scadenze e ridurrebbe i costi per interessi.

I Paesi che accettassero un accordo del genere potrebbero ottenere esenzioni totali o parziali dai dazi, continuando a partecipare alle esportazioni americane, ma accettando comunque il costo implicito di investire in titoli a lungo termine con rendimenti non di mercato. Allo stesso tempo, grazie ai dazi, Trump spera di aumentare le entrate fiscali, stimate dal suo consigliere Peter Navarro in 600 miliardi di dollari all’anno in più, una previsione ottimistica, che si basa sulla fiducia nelle importazioni.

Un Rischio di Sfiducia sul Debito Americano

Potremmo trovarci di fronte a un rischio incredibile che potrebbe avere conseguenze molto negative per gli Stati Uniti. Al contrario, Trump potrebbe rivelarsi un abilissimo imprenditore trapiantato nella politica, capace di rimettere in sesto gli equilibri finanziari globali a suo favore. Tuttavia, si tratta di un azzardo immane che potrebbe far crollare un sistema già fragile. Sfidare la sostenibilità del debito americano con una ristrutturazione implicita equivale a destabilizzare un grattacielo di 100 piani. Un rischio concreto che dimostra l'ansia che molti a Washington hanno sulla capacità di gestire un debito così elevato, qualcosa di cui nessun governo negli ultimi vent’anni è riuscito a tenere sotto controllo per la propria incapacità di dire "no" agli elettori.