Il dramma silenzioso della principessa Mafalda di Savoia: un mistero irrisolto
2024-12-31
Autore: Maria
Sono trascorsi ottant'anni dalla tragica morte di Mafalda di Savoia (1902-1944) nel campo di concentramento di Buchenwald. La sua storia è un racconto di coraggio, altruismo e sacrificio, che mette in luce la figura di una donna dotata di un forte senso del dovere, che si oppose anche al regime di Hitler. La sua fine, tuttavia, rimane avvolta nel mistero, sollevando interrogativi su come il suo destino fosse legato ai potenti del tempo.
Mafalda di Savoia, secondogenita di Re Vittorio Emanuele III e della regina Elena, ereditò dalla madre un profondo amore per l'arte e una predisposizione ad aiutare gli altri. Luciano Regolo di Famiglia Cristiana ha osservato che Mafalda era una persona vivace e appassionata, con numerosi interessi, dalla musica alla pittura, dalla corsa alla passione per l’archeologia. La sua generosità, tuttavia, si rivelò la sua più grande forza, così come il suo più grande tallone d'Achille negli anni oscuri della guerra.
Durante la Prima Guerra Mondiale, Mafalda accompagnava la regina Elena negli ospedali, confortando i soldati feriti. Sposò il principe Filippo d’Assia, un membro del partito nazista, il cui coinvolgimento con il regime si rivelò letale per lei. Con l'armistizio dell'8 settembre 1943, che vide l'Italia voltare le spalle a Mussolini, Filippo venne arrestato, lasciando Mafalda in una situazione altamente precaria.
Presumibilmente ignara delle tensioni che si stavano sviluppando, Mafalda si trovava a Sofia, in Bulgaria, assistendo sua sorella, la regina Giovanna, nella triste conclusione della vita dello zar Boris III. Troppo tardi, venne informata dell'armistizio mentre stava tornando in Italia. Nonostante gli avvertimenti della madre, tornò a Roma, desiderosa di riunirsi con i suoi figli, scatenando una serie di eventi che la condussero all’arresto e alla deportazione.
Il 23 settembre 1943, Mafalda tornò a Roma, dove fu ingannata da un falso pretesto e arrestata dalle SS. La sua identità fu nascosta, diventando Frau Weber, e il suo trattamento, sebbene migliore rispetto agli altri prigionieri, era comunque disumano. Durante la sua detenzione, la principessa mantenne comportamenti altruistici, cercando di condividere il poco cibo ricevuto con gli altri prigionieri.
La sua vita giunse a un tragico epilogo il 28 agosto 1944. Durante un bombardamento alleato, rimase gravemente ferita e, nonostante le sue condizioni critiche, fu soccorsa solo dopo giorni, subendo un'operazione condotta da un medico noto per la sua brutalità. Dopo un intervento malgestito, che portò all'amputazione del suo braccio, Mafalda morì, lasciando dietro di sé un interrogativo: fu la sua morte una tragica conseguenza della guerra o un omicidio premeditato?
I biografi sovietici e italiani hanno sollevato dubbi sulla vera natura della sua morte. Perché attese giorni per ricevere aiuto? Le sue ultime parole, rivolte all'Italia, suggeriscono non solo la sua straordinaria umanità, ma anche l’idea che Mafalda fosse considerata un pericolo da parte del regime nazista. Secondo alcune fonti, Hitler e Goebbels avrebbero visto in lei una minaccia, avendo definito Mafalda una delle meno gradite figure della famiglia reale italiana.
A oggi, le circostanze che circondano la morte della principessa Mafalda continuano a rimanere avvolte nel silenzio e nel mistero. Senza prove tangibili, la sua scomparsa rimane uno dei tanti enigmi della storia, un triste monito dell'umanità e delle conseguenze di un regime spietato. Non possiamo fare a meno di chiederci se la storia inconsapevole di Mafalda di Savoia possa fornire lezioni per il futuro.