Il drammatico caso Essure: 18 donne denunciano, "Era solo un contraccettivo e ora ci hanno tolto l'utero".
2024-12-19
Autore: Luca
Nel 2010, Daniela entra nello studio del suo ginecologo, Matteo Crotti, con l'intento di discutere delle opzioni per la contraccezione permanente. Le viene proposto un innovativo dispositivo chiamato Essure, commercializzato dall'azienda Bayer. "Decido di provarlo, inizialmente tutto va bene, ma dopo due anni iniziano i problemi", racconta Daniela Vezzani, 58 anni. "Stanchezza cronica, insonnia, dolori diffusi e febbre per cinque mesi: solo dopo sette anni scopriamo che tutto ciò era legato a Essure."
La sua esperienza non è unica. Migliaia di donne, in tutto il mondo, segnalano effetti collaterali gravissimi dopo aver ricevuto l'impianto. Tra i sintomi: perdita di capelli, caduta dei denti, depressione e reazioni sistemiche incontrollabili. "Insieme ad altre donne, stiamo portando avanti una causa legale contro Bayer, chiedendo giustizia e un risarcimento per i danni subiti. Molte di noi sono state costrette a rimuovere l'utero, e ci troviamo mutilate mentalmente e fisicamente", afferma Daniela con profondo dolore.
Bayer ha stanziato oltre 1,6 miliardi di dollari per risarcire circa 40.000 donne negli Stati Uniti, ma non ha mai riconosciuto ufficialmente gli effetti avversi di Essure, sostenendo che il pagamento non implica ammissione di colpa. Nonostante il ritiro del dispositivo dal mercato nel 2017 per motivi commerciali, il mistero intorno alle sue reali conseguenze rimane.
La vita di Daniela è cambiata radicalmente. Dopo l'impianto, ha cominciato a sperimentare sintomi debilitanti. "Non ero più la donna di prima. Non riuscivo più a condurre una vita normale, mi sentivo confusa e depressa", ricorda. La diagnosi di connettivite indifferenziata, una malattia autoimmune, ha gettato un'ulteriore ombra sulla sua salute. "Ero spaventata all'idea di non poter crescere i miei nipotini."
Nel 2018, la situazione di Daniela prende una svolta. Scopre un gruppo Facebook in cui molte donne condividono esperienze simili. Tutte parlano di effetti collaterali inquietanti e Daniela comprende di non essere sola. Dopo aver preso la difficile decisione, più tardi nello stesso anno, fissa un appuntamento per rimuovere Essure.
Essure è un dispositivo che si propone di offrire un metodo di sterilizzazione permanente, senza la necessità di un intervento chirurgico. Tuttavia, l'impianto ha dimostrato di provocare sintomi gravi in una percentuale notevole di pazienti, evidenziando problemi di salute unici e complessi. Il dottor Crotti, che ha eseguito numerosi impianti e rimozioni, afferma che il 15-30% delle donne ha riportato sintomi avversi significativi. "Ho visto casi in cui le pazienti sono migliorate straordinariamente dopo la rimozione del dispositivo. Ma ci sono donne che non sono mai tornate come prima", avverte.
Le conseguenze dell'impianto di Essure possono essere devastanti. La rimozione non è una procedura semplice e, in molti casi, richiede un'isterectomia. Daniela ha deciso di rimuovere anche le ovaie, temendo che potessero essere compromesse. Dopo l'intervento, le cose sono cambiate. "Dopo un mese, sono tornata a essere la persona che ero prima, senza dolori e ho ricominciato a dormire", racconta con gratitudine.
Ma il dramma non finisce qui. Bayer sta affrontando cause legali in diversi paesi, incluse Australia, Inghilterra, Francia, Spagna e Italia. In Italia, 18 donne, tra cui Daniela, hanno intentato una causa presso il tribunale di Milano. Le vittime cercano giustizia e risarcimenti per la loro sofferenza. Secondo Marco Stucchi, avvocato di Altroconsumo, "In Italia, l'onere della prova per le donne danneggiate è diverso rispetto agli Stati Uniti, dove le donne sono state risarcite senza che Bayer abbia ammesso colpevolezza".
Infine, Bayer continua a difendere l'efficacia e la sicurezza di Essure, affermando che non ci sono state preoccupazioni legate alla sua sicurezza prima del ritiro dal mercato. Tuttavia, il dottor Crotti afferma: "Sebbene non possiamo comprendere appieno il meccanismo biologico che causa questi sintomi, non possiamo ignorare la sofferenza di queste donne". La battaglia continua, sia in aula che nella consapevolezza pubblica.