Il Futuro Incerto della Beko in Italia: Cosa Aspettarsi?
2024-12-14
Autore: Giulia
La situazione alla fabbrica Beko di Melano, situata a pochi chilometri da Fabriano nelle Marche, è drammatica. Recentemente, l'azienda ha annunciato che a partire da lunedì, 520 operai entreranno in cassa integrazione fino all'Epifania, con la produzione ridotta a solo il 40% della capacità. Questa drastica decisione ha portato a una situazione in cui due terzi dei lavoratori rimangono a casa nell'ultima settimana di ogni mese. Alessandro Belardinelli, 49 anni, che lavora nella catena di montaggio dei piani cottura, ha rivelato che perderà 400 euro a causa di questa situazione complicata.
Inoltre, ci sono notizie inquietanti per il futuro: all'inizio del 2024, i lavoratori dovranno affrontare la possibilità di 66 esuberi richiesti dall'azienda. Ma questi licenziamenti non sono un caso isolato: Beko, una multinazionale turca di elettrodomestici, ha presentato un piano di tagli che prevede l'eliminazione di quasi 1.935 posti di lavoro su un totale di 5.000 dipendenti in Italia. Questo rappresenta un colpo devastante per il settore, con chiusure di stabilimenti a Comunanza e Siena, e un forte ridimensionamento della fabbrica di Cassinetta, a Varese.
La Beko è controllata al 75% dalla multinazionale turca Arçelik e al 25% dalla Whirlpool americana. Nel 2024, ha acquisito tutte le fabbriche Whirlpool in Europa, ma questa riorganizzazione non porta buone notizie per i lavoratori italiani, poiché si prevede una delocalizzazione della produzione in paesi con costi più bassi, come Turchia, Egitto e Romania.
Il malcontento tra i lavoratori è palpabile. Diverse manifestazioni hanno avuto luogo, e un gruppo di operai ha anche incontrato Papa Francesco in Vaticano. Dimostrazioni che coinvolgono sia lavoratori della produzione che impiegati a "colletti bianchi" si stanno diffondendo. I timori riguardano non solo le loro vite lavorative, ma anche l'economia locale, con la potenziale chiusura del centro di ricerca che attirava talenti da tutta Italia.
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha minacciato sanzioni e ha chiesto a Beko di ritirare il piano industriale, sottolineando l'importanza strategica dell'azienda. Ma i dirigenti della Beko affermano che il piano rispetta le leggi italiane.
Le sfide non mancano: il mercato degli elettrodomestici in Europa ha visto un calo significativo, con vendite diminuite di nove milioni di unità dal 2015 al 2023. Gli operai e i sindacati sono ottimisti sulla possibilità di trovare soluzioni alternative per preservare gli attuali posti di lavoro, ma la realtà dei fatti sembra ben diversa. La fabbrica di Melano, originariamente fondata nel 1975, ha vissuto un'evoluzione radicale nel corso degli anni, passando da un impiego di oltre mille persone a pochi operai. Il futuro della Beko in Italia è incerto e i lavoratori temono il peggioramento. Si teme che, per mantenere la competitività con il mercato asiatico, l'azienda possa sacrificare ulteriormente i posti di lavoro, abbandonando la qualità in nome del prezzo.
La preoccupazione cresce, e le voci di un imminente esodo dalla fabbrica si fanno sempre più forti. Con l'età media dei dipendenti che supera i 56 anni e una scarsità di nuove assunzioni, il rischio di una chiusura definitiva della fabbrica diventa sempre più reale, lasciando incertezze sul futuro di molti e sull'economia locale.