Scienza

Il mistero delle rane di Chernobyl: “Fioriscono nonostante le radiazioni!” Scopri il loro segreto

2025-01-04

Autore: Francesco

A quasi 40 anni dall'esplosione del reattore numero quattro della centrale nucleare di Chernobyl, l'area circostante si è trasformata in una delle più grandi riserve naturali d'Europa, superando ogni aspettativa. Oltre a cani, cavalli di Przewalski e orsi, una delle specie che ha colpito l'interesse dei ricercatori è rappresentata dalle rane arboricole orientali Hyla orientalis. Queste rane non solo riescono a sopravvivere, ma addirittura prosperano, dimostrando la straordinaria capacità di adattamento della vita anche in condizioni estreme e aprendo nuove prospettive per le scienze biologiche del futuro.

Il professor Germán Orizaola dell'Università di Oviedo, insieme al ricercatore Pablo Burraco, sta conducendo uno studio approfondito sugli effetti delle radiazioni sugli animali della zona. "Chernobyl rappresenta un laboratorio naturale senza precedenti per noi", afferma Orizaola. I loro studi rivelano che nonostante l'esposizione a radiazioni residue, le rane di Chernobyl mostrano una salute e una longevità simili a quelle delle rane che abitano in aree non contaminate.

Le straordinarie scoperte quantificano un cambiamento evolutivo: le rane di Chernobyl hanno sviluppato una pigmentazione più scura, probabilmente un adattamento per sopportare meglio i danni delle radiazioni. La melanina, infatti, agisce assorbendo e dissipando l'energia nociva. Questo adattamento ha garantito la loro sopravvivenza nei primissimi anni dopo il disastro.

Uno studio incredibile condotto sul ciclo di vita delle rane ha rivelato che, sebbene alcune specie possano vivere oltre 20 anni, le rane arboricole orientali più anziane trovate a Chernobyl avevano solo nove anni, mentre la maggior parte ne aveva tre o quattro. I ricercatori hanno utilizzato il confronto della lunghezza dei telomeri, che si accorciano con l'età, per valutare il tasso di invecchiamento delle rane. Sorprendentemente, non si sono riscontrate differenze significative di lunghezza dei telomeri tra rane esposte alle radiazioni e quelle di aree non contaminati, suggerendo che le attuali radiazioni non causano danni cronici degni di nota.

Inoltre, i livelli di corticosterone, che è associato allo stress, erano normali, indicando che gli effetti fisiologici delle radiazioni nella zona non appaiono significativi. Questa resilienza delle rane di Chernobyl offre spunti affascinanti per i ricercatori che studiano l'invecchiamento, poiché il loro sistema potrebbe fornire indicazioni su come gli esseri umani possano proteggere il Dna dagli effetti dell'età e delle radiazioni.

"Questa ricerca sfida l'idea che l'area di esclusione di Chernobyl sia totalmente inospitale", concludono i ricercatori. Oggi, soltanto il 10% delle radiazioni rilasciate nel 1986 permane, e gli isotopi più pericolosi sono già svaniti. Quindi, sebbene il disastro abbia avuto conseguenze devastanti, la natura ha trovato una via per riprendersi e adattarsi, dimostrando che la vita è incredibilmente resiliente.