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Il «mostro di Roma»: il mistero delle bambine uccise, il linciaggio di Girolimoni e il inquietante pastore anglicano

2024-10-12

Autore: Giulia

Tra il 1924 e il 1927, Roma vive un periodo di terrore a causa di un'entità sconosciuta che si muove nei vicoli più poveri del centro, proprio a ridosso del grandioso colonnato del Bernini che abbraccia piazza San Pietro. Sette bambine vengono rapite e violentate, e solo due di loro riescono a salvarsi, portando segni indelebili delle atrocità subite.

La stampa dell'epoca non fa che parlare di questo «mostro». Il caso di Bianca Carlieri scatena una forte indignazione in tutta Italia, contribuendo a un clima di panico e insicurezza. Mentre i titoli sensazionali si moltiplicano, il paese è anche scosso dall’assassinio di Giacomo Matteotti, il quale, nel tentativo di esporre la corruzione del regime fascista, finisce per essere zittito. Le grida di innocenti bambine riempiono le pagine, sovrastando la questione politica.

All'improvviso, però, la narrazione cambia. La stampa italiana, sotto l'influenza del regime fascista guidato da Mussolini, inizia a minimizzare la tragedia. L'agenzia di stampa Stefani, unica autorizzata a diffondere notizie, si piega agli ordini del Duce, e la cronaca nera scompare misteriosamente dalle testate.

Tuttavia, la violenza non si ferma: altre bambine vengono rapite, i corpi ritrovati in condizioni raccapriccianti. La polizia, sotto la pressione dell'opinione pubblica, continua a effettuare arresti tra i poveri, ignorando i veri indizi che suggerirebbero la presenza di un individuo distintivo: un uomo ben vestito, elegante e rispettabile, noto come un «paino».

Il culmine della vicenda si raggiunge nel 1927 quando viene arrestato Gino Girolimoni, un uomo comune, accattivante, ma del tutto estraneo ai delitti. La stampa, invece di fare chiarezza, si accanisce su di lui, descrivendolo come il mostro e diffondendo foto private con titoli che chiedono la pena di morte. Questa rappresentazione unilaterale e distorta della realtà ribalta la vita di Girolimoni, poiché viene etichettato ingiustamente come assassino.

In meno di un anno, grazie all'inchiesta condotta dal superpoliziotto Dosi, emerge un altro sospettato, un oscuro prelato inglese di nome Ralph Lyonel Brydges. La verità rimane, però, sepolta sotto una montagna di menzogne e disinformazione. Girolimoni, uscita dal carcere di Regina Coeli, si ritrova con la vita completamente distrutta, diventato un simbolo di giustizia negata.

Nonostante il suo status di innocente, non sarà mai riabilitato; il regime teme la pubblicità negativa e preferisce silenziare il fallimento delle indagini. La vita di Gino Girolimoni si spegne lentamente, relegato all'oblio e alla miseria, fino al suo funerale nel 1961, dove solo poche persone, incluso Dosi, si riuniscono per dare l’ultimo saluto a un innocente perseguitato.