Il rischio nascosto nei farmaci per il Parkinson: ecco cosa dicono gli esperti
2024-11-27
Autore: Alessandra
PISA-PONTEDERA — Recenti ricerche condotte da un team di esperti dell'Istituto di Biorobotica del Sant'Anna, in collaborazione con l'Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi e la Scuola di Economia e Management dell'Università di Firenze, hanno rivelato che alcuni farmaci utilizzati per trattare il Parkinson, i quali agiscono sulla dopamina, possono incrementare la propensione al rischio in pazienti predisposti. Queste scoperte non compromettono le capacità cognitive, ma sollevano interrogativi importanti sulle decisioni che i pazienti possono prendere mentre seguono queste terapie.
Dallo studio emerge che, sebbene molti pazienti traggano beneficio dai farmaci dopaminergici nel miglioramento del controllo motorio, una ristretta percentuale di essi può manifestare disturbi del controllo degli impulsi. Il professor Alberto Mazzoni, responsabile scientifico del Computational Neuroengineering Lab, ha sottolineato: "I farmaci non sono la causa diretta dei disturbi, ma possono agire come innesco in soggetti già vulnerabili. È vitale proseguire la ricerca in questo campo per sviluppare trattamenti più personalizzati e prevenire comportamenti problematici che ne possono derivare".
La malattia di Parkinson è una patologia neurodegenerativa che causa sintomi motori come tremori e rigidità, oltre a manifestazioni non motorie che includono alterazioni nei processi decisionali. Questi ultimi possono condurre a comportamenti a rischio, come il gioco d'azzardo patologico e lo shopping compulsivo, in individui già predisposti.
La dottoressa Silvia Ramat, neurologa e responsabile della Parkinson Unit presso l'Aoup Careggi, ha aggiunto: "I disturbi del controllo degli impulsi possono complicare la vita quotidiana dei pazienti, generando implicazioni sul piano personale, familiare e sociale. Comprendere questi aspetti della malattia è essenziale per medici e pazienti".
Lo studio ha impiegato un test comportamentale innovativo che ha coinvolto due gruppi di pazienti, uno con disturbi decisionali e l'altro senza. I partecipanti sono stati invitati a prendere parte a un videogioco in cui dovevano effettuare scelte a diversi livelli di rischio. I risultati di questo studio non solo chiariscono l'impatto dei farmaci sulla salute mentale dei pazienti, ma aprono anche la strada a possibili strategie terapeutiche più efficaci.
In un contesto più ampio, la ricerca sull’interazione tra farmaci e comportamento è cruciale. Studio dopo studio, il trattamento del Parkinson continua a evolversi, portando sempre più verso un approccio personalizzato che consideri non solo i sintomi motori, ma anche quelli comportamentali. Quali altre sorprese potrebbero riservare le future scoperte in questo campo? La comunità scientifica è in attesa di risposte.