Il Silenzio Assenso per il Tfr: Governo Sotto Pressione e il Vantaggio degli ETF
2024-12-18
Autore: Maria
La decisione del governo di implementare il silenzio-assenso per la scelta del trattamento di fine rapporto (Tfr) è stata, almeno per ora, bloccata. La proposta avanzata da Fratelli d’Italia non è stata inserita nella legge di bilancio durante l’esame alla Camera, ma ci sono voci che suggeriscono che la maggioranza stia valutando l'idea di reinserirla in un altro provvedimento legislativo. La questione è ancora aperta e potrebbe svilupparsi in modi imprevisti.
Il piano consiste nel richiedere ai lavoratori che hanno già scelto di mantenere il Tfr in azienda (o presso la tesoreria Inps per le imprese con più di 50 dipendenti) di effettuare nuovamente questa scelta. Se non dovessero comunicare una nuova decisione, i loro contributi verrebbero automaticamente destinati a un fondo pensione. È difficile non percepire una certa mancanza di senso in tale proposta, con il fondato sospetto che si voglia favorire le istituzioni finanziarie, banche, assicurazioni e sindacati, catturando anche i contributi di coloro che non prendono posizione.
La giustificazione ufficiale per questa nuova scelta sembra debole. Il governo sostiene che i lavoratori non siano stati adeguatamente informati al riguardo. Pertanto, una campagna informativa dovrà accompagnare questa nuova decisione dei lavoratori. Tuttavia, va ricordato che ogni lavoratore ha la possibilità di destinare il proprio Tfr ai fondi pensione senza dover forzare una nuova scelta, suggerendo che sufficienti informazioni avrebbero potuto prevenire la necessità di ripetere questa procedura.
Ci sono diversi motivi per cui un lavoratore potrebbe voler evitare di destinare il proprio Tfr ai mercati finanziari. Ad esempio, la prospettiva di un'alta inflazione potrebbe rendere più vantaggioso mantenere il Tfr in azienda, dove si rivaluta automaticamente, invece di metterlo in un fondo pensione. Inoltre, c'è anche una dimensione etica da considerare, poiché la ricerca di profitti rapidi da parte dei fondi pensione ha spesso portato a comportamenti discutibili nel mondo degli affari, favorendo risultati a breve termine piuttosto che investimenti a lungo termine più sostenibili.
Malgrado ciò, se il governo vuole sostenere i fondi pensione, ci sentiamo in dovere di avanzare un'importante proposta: gli ETF (Exchange-Traded Funds) potrebbero rappresentare una scelta migliore rispetto ai tradizionali fondi pensione. Diverse ricerche hanno dimostrato che i fondi comuni gestiti da gestori professionali tendono a rendere peggio rispetto agli indici di mercato. Per esempio, in Europa, solo il 28% dei fondi supera il mercato nel corso di tre anni, e nel lungo termine, 9 fondi su 10 non raggiungono i risultati dell’indice di riferimento.
In aggiunta, i fondi comuni spesso impongono commissioni elevate, che possono erodere ulteriormente i ritorni per gli investitori, anche in caso di performance negativa. Gli ETF, d’altro canto, si limitano a replicare un indice specifico, imponendo spese di gestione molto basse o addirittura nulle. Ci sono ETF per ogni tipo di investimento, da indici azionari a obbligazioni, commodities e molto altro, rendendo facile per un lavoratore assemblare un portafoglio diversificato in base alla propria propensione al rischio. In un contesto in cui la previdenza integrativa viene messa in discussione, l'adozione di ETF potrebbe rappresentare un'alternativa più vantaggiosa e trasparente.