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Il Tradimento della Libertà Religiosa dei Cristiani: Un Appello alla Riflessione

2024-11-17

Autore: Francesco

La recente proroga dell'accordo sino-vaticano, avvenuta in un contesto di crescente repressione religiosa in Cina, rappresenta un colpo durissimo per la libertà religiosa e per la missione morale della Chiesa cattolica. Con questo accordo, il Vaticano consente al Partito Comunista Cinese (PCC) di esercitare il controllo sulla nomina dei vescovi, un atto che solleva interrogativi sulla autentica libertà di culto in una nazione dove la persecuzione religiosa è all'ordine del giorno.

Dalla firma dell'accordo nel 2018, la situazione per i cattolici cinesi è solo peggiorata. Spiritualità e morali sono state a lungo sotto la minaccia di un regime che punisce chiunque osi dissentire o cercare di aiutare il prossimo. Il cardinale Joseph Zen, ad esempio, è stato arrestato nel 2022 per aver sostenuto le manifestazioni pro-democrazia a Hong Kong, mentre attivisti cattolici come Jimmy Lai continuano a scontare lunghe pene detentive. Le notizie che emergono da questa realtà sono agghiaccianti: croci abbattute, immagini di Cristo sostituite da quelle del presidente Xi Jinping, e un clima di paura sempre più opprimente. Come può il Vaticano, con la sua lunga storia di lotta per la libertà e dignità, cedere a tali pressioni?

Il Vaticano, accettando di lavorare con un clero la cui lealtà è dubbia, rischia di legittimare una religiosità al servizio del potere statale. Questo è direttamente correlato alla sinizzazione della religione, che riduce tutto a un'adesione all'ideologia socialista. La persecuzione delle credenze è diventata una pratica diffusa, con chiese e moschee chiuse o sottoposte a controlli severi, mentre in regioni come lo Xinjiang, i musulmani uiguri sono protagonisti di una repressione feroce. Qui, i cristiani sono costretti ad adattare i propri valori per non affrontare l'esclusione o l'incarcerazione.

Nonostante i sostenitori dell'accordo parlino di un "percorso" verso una maggiore libertà di pratica, la realtà è ben diversa. Un accordo che permette al PCC di oscurare la figura di Cristo in favore della propria ideologia non è certo sinonimo di pace. La semplice idea che il partito comunista possa avere un ruolo nella nomina dei vescovi è inaccettabile per chi crede nell'autonomia e nella sacralità della Chiesa. In un'epoca in cui il PCC richiede una fedeltà ideologica assoluta, ogni compromesso diventa un modo per piegare la dottrina cattolica ai dettami statali.

Riguardando la storia, basti pensare all'operato di Papa Giovanni Paolo II durante gli anni della Guerra Fredda, la sua resistenza al regime sovietico ha fatto scuola. Quando visitò la Polonia, nel 1979, il Papa si rivolse al suo popolo con coraggio, esortandoli a non avere paura. Questa fermezza avrebbe ispirato un movimento per la libertà non solo in Polonia, ma in tutta l'Europa sotto il giogo comunista. La Chiesa dimostra così che la forza morale può sconfiggere l'oppressione.

In conclusione, è fondamentale che la Chiesa cattolica non tradisca i fedeli in Cina. Le parole di Cristo nel Vangelo di Giovanni, "Io sono la luce del mondo. Chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita", risuonano con ancora maggiore forza oggi. I regimi totalitari prosperano nell'oscurità, ma la Chiesa ha il compito di portare alla luce la verità e di lottare contro le violazioni dei diritti umani. È cruciale che il Vaticano prenda una posizione chiara, chiedendo conto delle atrocità perpetrate dal PCC e riaffermando il suo impegno per i diritti fondamentali di ogni individuo creato a immagine di Dio.