Il conflitto tra Israele e Hezbollah continua a causare danni anche al patrimonio culturale. Recentemente, la cupola Qoubbat Douris, un monumento del XIII secolo vicino a Baalbek, ha subito significativi danni a causa degli scontri. Moustafa al Shall, il presidente della municipalità di Baalbek, ha riferito che gli attacchi israeliani hanno preso di mira non solo l'area residenziale, ma anche edifici storici e ospedali, mettendo in pericolo la comunità e i suoi beni culturali.

A Teheran, una moltitudine di persone ha partecipato al funerale di Abbas Nilforoushan, un importante comandante iraniano della Guardie della Rivoluzione, ucciso durante attacchi israeliani in Libano. Anche il comandante Esmail Qaani ha avuto una presenza pubblica, dissipando voci sulla sua sorte dopo la sua assenza prolungata.

In Israele, il ministro della Difesa Yoav Gallant ha incontrato le famiglie degli ostaggi a Gaza, denunciando l'impasse nei negoziati con Hamas e sostenendo che l'organizzazione sta adottando una posizione sempre più rigida. Gallant ha indicato che i colloqui sono rallentati, e che la leadership di Hamas attende di vedere come si evolverà la situazione con l'Iran e Hezbollah.

Oggi, secondo le fonti mediche palestinesi, il bilancio delle vittime in Gaza è salito a ben 45 a causa di attacchi aerei israeleani, incluse molte persone colpite in quartieri densamente popolati. La situazione umanitaria si fa sempre più critica, con strutture come scuole e ospedali gravemente danneggiate.

La presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, ha condannato l'atteggiamento di Israele, definendolo ingiustificabile poiché viola le norme internazionali. Ha chiesto un impegno per garantire la sicurezza delle forze Unifil in Libano.

Benjamin Netanyahu ha discusso con l'amministrazione Biden sulla possibilità di un'azione più mirata contro le infrastrutture iraniane, citando interessi strategici. Secondo fonti, anche il contesto elettorale statunitense influenzerà le decisioni strategiche di Israele. Netanyahu ha assicurato che le decisioni finali verranno prese basandosi sugli interessi nazionali di Israele.

In risposta alla crescente tensione, la Borsa di New York è stata teatro di proteste, con oltre 200 attivisti arrestati mentre chiedevano la fine del supporto statunitense a Israele. La mobilitazione è stata accompagnata da slogan che denunciavano la violenza contro il popolo di Gaza e invocavano la pace nel conflitto che coinvolge ormai intere generazioni.