«La crisi demografica mette a rischio la sanità per tutti»
2024-11-21
Autore: Francesco
Secondo Francesco Longo, professore di Management pubblico all’Università Bocconi di Milano, l'Italia sta attraversando una fase critica nella sostenibilità del suo Servizio sanitario nazionale (Ssn), a causa di un marcato squilibrio demografico. Longo parteciperà a un convegno alla Pontificia Università Lateranense, dove si discuterà dell’universalità e della sostenibilità dei servizi sanitari nazionali in Europa. Secondo lui, se non si riesce a mantenere un equilibrio demografico, ci sarà un inevitabile restringimento dei diritti sanitari e una diminuzione degli standard di servizio.
Un Paese Sempre Più Anziano
Attualmente, in Italia, ci sono circa 14 milioni di pensionati e solo 7 milioni di bambini. Con un impressionante 24% della popolazione sopra i 65 anni, l'Italia si colloca al secondo posto al mondo, subito dopo il Giappone. Secondo i dati recenti dell'Istat, l'età media di pensionamento è di 64 anni. Oggi, abbiamo solo 1,6 lavoratori per ogni pensionato, e si prevede che nel 2050 questa cifra scenderà a un solo lavoratore per ogni pensionato. Ciò implica una minore base imponibile per finanziare la sanità e, al contempo, un numero crescente di anziani che necessitano di assistenza, creando così un ciclo insostenibile.
La Spesa Sanitaria a Confronto
Le cifre parlano chiaro: l'Italia spende solo il 6,3% del suo PIL per la sanità, molto meno rispetto a Francia (11%) e Germania (11%), mentre il Regno Unito si ferma al 9,5%. D’altra parte, il nostro Paese dedica una quota significativamente più alta della propria spesa sociale alle pensioni, con l’Inps che riceve annualmente 165 miliardi dallo Stato rispetto ai 136 miliardi destinati al Fondo sanitario.
Conseguenze del Modello Attuale
L’universale accesso alla sanità si scontra con questa realtà. L'Italia si trova a promuovere un universale accesso alle cure, mentre di fatto solo i cittadini più forti socialmente riescono a beneficiarne in modo soddisfacente. I dati Istat evidenziano che la salute di chi soffre di patologie croniche è fortemente influenzata dal livello di istruzione: chi ha un diploma di laurea ha il 65% di probabilità di essere in buona salute, rispetto al 30% di chi ha solo la quinta elementare.
Un Universalismo Sostenibile
Il concetto di "universalismo sostenibile" viene messo in cima alla lista delle priorità, con la proposta di limitare l'accesso alle prestazioni sanitarie, garantendo che le risorse disponibili siano destinate inizialmente ai malati cronici. Questo approccio riconosce la necessità di ridefinire i Livelli essenziali di assistenza (Lea) e gli standard di assistenza, che sono attualmente obsoleti e non più in grado di rispondere alle esigenze moderne e alle nuove tecnologie.
Le Strade da Seguire
Per fronteggiare questa crisi demografica, esistono tre strade possibili: incentivare un aumento della natalità, come richiedono oftalmologicamente i giovani europei; attrarre immigrati, come hanno fatto i paesi limitrofi; e, infine, rivedere l’età pensionabile, consentendo alle generazioni più anziane di rimanere attive nel mercato del lavoro. In mancanza di tali interventi, è probabile che la situazione sanitaria del Paese continui a deteriorarsi, con un inevitabile abbassamento degli standard di cura e un aumento delle disuguaglianze salute. Inoltre, l'assistenza agli anziani diventerà una questione cruciale da affrontare.