Nazionale

La Lombardia e le Regioni evitano la legge sul fine vita: un tema controverso

2024-11-19

Autore: Matteo

Negli ultimi giorni, la situazione attorno alla morte assistita in Italia ha sollevato interrogativi etici e legali scottanti. Martedì, il Consiglio regionale della Lombardia avrebbe dovuto discutere una proposta di legge per regolamentare l'accesso a questa pratica, ma il dibattito non è nemmeno iniziato. La maggioranza di destra ha presentato una mozione per non affrontare il tema, sostenendo che spetti solo allo Stato legiferare su questioni tanto delicate. Questa mozione è stata approvata, bloccando l'esame della legge, un evento che si ripete anche in altre Regioni come Piemonte e Friuli Venezia Giulia, dove partiti di destra e centristi hanno fatto lo stesso.

Questo rifiuto di discutere la legge, che avrebbe potuto garantire un accesso regolato alla morte assistita, pone un problema fondamentale: sebbene la pratica sia già legale in Italia, non esistono norme che ne definiscano in modo chiaro tempi e modalità di attuazione. La questione è urgente, considerando che la Corte Costituzionale ha stabilito nel 2019 alcuni requisiti essenziali per il suicidio assistito, come la necessità di una patologia irreversibile e di sofferenze intollerabili.

Da allora, molte Regioni si sono attivate per cercare di elaborare una propria legge, in parte perché le normative esistenti non affrontano adeguatamente le esigenze dei cittadini. Molti hanno soccombuto prima di avere accesso alle procedure, costretti a lunghe battaglie legali o a recarsi all'estero per ottenere ciò di cui avevano bisogno.

Da gennaio 2023, la situazione in Lombardia è drammatica: sono state presentate dieci richieste di morte assistita, ma nessuna ha portato a un effettivo ricorso a questa opzione. Le persone hanno spesso trovato una vita insopportabile, ma ogni passo verso l'accesso alle pratiche di fine vita incontrava ostacoli burocratici e legali.

In questo scenario alquanto complicato, i promotori della legge sulla morte assistita stanno denunciando l'operato politico come una forma di ostruzionismo. La maggioranza, ritenuta responsabile, ha eluso il dialogo, creando un ambito di incertezza che influisce direttamente sulla vita delle persone. La questione delle competenze tra Stato e Regioni continua a essere un punto di contesa; i recenti pareri dell'Avvocatura dello Stato hanno messo in dubbio la possibilità che le Regioni possano legislate autonomamente su temi così delicati.

Una variabile aggiuntiva in questa equazione è la spinta verso la regolamentazione, che non solo risponde a esigenze individuali, ma tocca anche questioni più ampie di diritti civili. Il dibattito è lontano dall'essere risolto e l'assenza di una legislazione chiara lascia spazio a disomogeneità nei servizi sanitari regionali, che continuano a operare con piacere, creando ulteriori disparità tra le diverse aree del paese. In questo contesto, le storie di persone come Federico Carboni, la prima a ricorrere al suicidio assistito in Italia, rimarcano le lacune del sistema attuale, costringendo gli individui a navigare in un labirinto di leggi e burocrazia mentre affrontano le scelte più intime della loro vita.