La prigione simbolo della brutalità del regime di Assad: nuove rivelazioni scioccanti
2024-12-08
Autore: Chiara
Fra sabato e domenica, le forze ribelli che si oppongono al regime siriano di Bashar al Assad hanno effettuato un'importante conquista, occupando la famigerata prigione militare di Sednaya, situata a soli 30 chilometri a nord di Damasco. Questo luogo maledetto è stato il teatro di atrocità indicibili, dove migliaia di oppositori politici hanno trovato la morte per mano delle forze di sicurezza siriane.
In un momento storicamente significativo, le forze anti-Assad hanno liberato numerosi detenuti, anche se alcune persone sembrano ancora intrappolate nei livelli sotterranei della prigione. Durante le operazioni di liberazione, sono stati diffusi video che mostravano i gruppi armati mentre tentavano di esplorare le aree più recondite della struttura. Questo rappresenta la prima volta in molti anni che l'interno della prigione di Sednaya è stato mostrato al pubblico, un'area che era rimasta inaccessibile a giornalisti, attivisti e persino ai familiari delle vittime.
Le testimonianze delle poche persone riuscite a sopravvivere parlano di Sednaya come di un luogo "terrificante", dove le torture erano la norma quotidiana. Negli ultimi anni, le informazioni sul suo interno erano poche e frammentate. Tuttavia, tra il 2016 e il 2017, associazioni internazionali come l'HRDAG hanno iniziato a raccogliere dati raccapriccianti: si stima che tra il 15 marzo 2011 e il 31 dicembre 2015, ben 17.723 persone siano state uccise all'interno della prigione.
Amnesty International ha anche denunciato che migliaia di detenuti sono stati soggetti a processi sommari, spesso con udienze che duravano solo pochi minuti e si concludevano con una condanna a morte. Queste persone venivano poi giustiziate attraverso impiccagioni di massa e si sospetta l'esistenza di un forno crematorio nelle vicinanze per smaltire i corpi delle vittime.
I testimoni hanno descritto un'ampia varietà di torture. Un detenuto ha raccontato di essere costretto a infilare la testa in un buco nella porta della sua cella, mentre le guardie lo picchiavano brutalmente. Altri hanno riferito di essere stati tenuti in condizioni disumane, spesso bendati e costretti in posizioni innaturali.
Nuove immagini e video emersi recentemente dalla prigione di Sednaya mostrano celle anguste e sporche; in alcune di esse erano addirittura rinchiusi dei bambini. Un video particolarmente scioccante mostra un uomo liberato che, completamente traumatizzato, non riesce nemmeno a pronunciare una parola.
Non è ancora chiaro quale sia la situazione attuale per i detenuti rimasti, in particolare per quelli nascosti nel cosiddetto “blocco rosso” della prigione. La questione della loro liberazione ci invita a riflettere non solo sulle atrocità passate, ma anche sul futuro della giustizia in Siria e sulle condizioni di chi è ancora tormentato nel buio.