Lamezia: 10 Mesi di Attesa per una Visita Specialistica Ma il Medico è in Pensione!
2025-01-13
Autore: Luca
Un nuovo paradosso colpisce la già precaria situazione della sanità calabrese, e stavolta colpisce i cittadini di Lamezia Terme. Una signora ha affrontato un'attesa interminabile di dieci mesi per una visita presso l’ambulatorio di Diagnostica Vascolare: dal marzo 2024, le è stata fissata un’udienza per il 16 gennaio 2025. Ma proprio quando la pazienza stava per essere ripagata, un colpo di scena ha cambiato tutto: una chiamata dall’ambulatorio per comunicarle che la visita era stata annullata a causa della pensione del medico, Antonio Giacobbe.
Il Tribunale per i diritti del Malato, sotto la direzione di Fiore Isabella, non ha tardato a farsi sentire. Ha sollevato domande cruciali ai dirigenti sanitari e politici regionali: come mai non è stata trovata una sostituzione per garantire la continuità di un servizio così essenziale, soprattutto considerando la popolazione di Lamezia, con un’alta percentuale di anziani? Inoltre, perché è stata consentita la continuazione delle prenotazioni nonostante la mancanza di un medico?
L’interrogativo che sorge è inquietante: l’ambulatorio di Diagnostica Vascolare riaprirà mai? Questi interrogativi richiedono risposte pronte, dato che i cittadini rischiano di dover rinunciare a cure importanti a causa dell'assenza di un servizio fondamentale per la loro salute.
In quest'ottica, preoccupazioni si intrecciano riguardo al futuro dell'ospedale Giovanni Paolo II. Il Tribunale per i diritti del Malato mette in luce angosciose problematiche, come la carenza di personale nel Pronto Soccorso, che viene temporaneamente alleviata dall’arrivo di medici cubani. Tuttavia, la barriera linguistica continua a creare disagi nella comunicazione con i pazienti. Anche il reparto di Urologia è in difficoltà, operando con un numero esiguo di medici e senza la presenza di un primario, il che costringe i pochi medici presenti a ritmi di lavoro insostenibili.
La situazione è allarmante: tra prima e seconda reperibilità ci sono 72 turni da coprire ogni mese, e già dal primo febbraio, le disponibilità notturne e festive potrebbero essere garantite solo da pochi medici, esposti a un alto livello di stress e a un rischio crescente di collasso del servizio.
La questione fondamentale diventa quindi: come può una comunità fare prevenzione e ottenere diagnosi tempestive per patologie vascolari o urologiche quando i tempi d’attesa sono così lunghi e i servizi sono fragili? E come si può promuovere la prevenzione, tanto enfatizzata nei convegni, se non ci sono le strutture e le persone necessarie per garantirla?
L'appello d’urgenza è chiaro: è tempo che le autorità sanitarie calabresi agiscano, prima che sia troppo tardi. Il diritto alla salute non dovrebbe essere un privilegio riservato a pochi.