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Le controverse proposte serbe riguardo al trasferimento della tomba di Tito

2024-09-24

In Serbia, un vivace dibattito si è aperto in merito alla proposta di Aleksandar Šapić, sindaco nazionalista di Belgrado, di spostare la tomba di Josip Broz Tito, l'ex dittatore della Jugoslavia morto nel 1980. Šapić suggerisce di trasferire la tomba da Belgrado a Kumrovec, la città croata natale di Tito, situata a circa 60 chilometri da Zagabria. Nonostante le intenzioni del sindaco, il presidente serbo Aleksandar Vučić, leader del Partito Progressista Serbo (SNS) al quale appartiene anche Šapić, ha già espresso la sua contrarietà a questa iniziativa. Questo dibattito è emblematico dei complessi rapporti tra la Serbia contemporanea e il suo passato comunista, un argomento spesso fonte di divisioni politiche.

Già nel mese di aprile, Šapić aveva manifestato la sua volontà di trasformare il Museo della Jugoslavia, noto anche come ‘Casa dei fiori’, in un nuovo “Museo della Serbia”, rimuovendo simbolicamente l'eredità comunista. Durante una recente riunione del Consiglio comunale, ha riaffermato l'importanza di questa proposta, affermando: «Spostare la tomba di Josip Broz è di fondamentale importanza per il popolo serbo e il futuro di questo paese».

Šapić, un ex campione di pallanuoto, ha ricoperto il ruolo di sindaco dal 2022, ma la sua carriera politica è iniziata nel 2012 con la carica di sindaco di Novi Beograd. Con un'evidente strategia di cambiamento, ha ripetutamente sottolineato la necessità di liberarsi dell’“antica eredità comunista” per guardare al futuro. In quest'ottica, ha anche proposto di erigere un monumento a Draža Mihailović, controverso leader collaborazionista serbo giustiziato dai partigiani di Tito nel 1946.

Tuttavia, Vučić ha già bocciato la proposta del suo alleato, dichiarando: «Non sono mai stato un grande fan dei comunisti e del loro regime, ma Josip Broz fa parte della nostra storia, ha vissuto ed è stato sepolto qui, e continuerà a far parte della storia serba e jugoslava». La posizione di Šapić appare quindi complessa, data la sua rocambolesca alleanza con il partito di Vučić. Se dovesse insistere, rischierebbe di compromettere la propria maggioranza a Belgrado.

Tito è visto in vari ex paesi jugoslavi come un simbolo di unità, un leader che ha saputo mantenere assieme una federazione che si è frammentata in un sanguinoso conflitto subito dopo la sua morte. Alcuni nazionalisti serbi sostengono la proposta di Šapić, considerando Tito non serbo, essendo nato da un padre croato e una madre slovena.

Vučić è presidente dal 2017 e, nonostante la sua storia politica piuttosto critica nei confronti di Tito, negli ultimi anni ha cercato di appropriarsi di parte della sua eredità, presentando il suo governo come in continuità con l'approccio internazionale di Tito. Durante la Guerra fredda, Tito promuoveva una politica di non allineamento che cercava di mantenere un equilibrio tra Stati Uniti e Unione Sovietica.

Recentemente, Belgrado ha ospitato le celebrazioni per il sessantesimo anniversario del Movimento dei paesi non allineati, che oggi conta 120 stati membri, soprattutto dall'America Latina, Africa e Asia. Questi eventi vennero utilizzati dal governo serbo per pressare sulla questione del Kosovo, con l’auspicio che i paesi partecipanti non riconoscessero la sua indipendenza.

Attualmente, Vučić utilizza il discorso del non allineamento per giustificare la posizione di neutralità della Serbia, evitando sanzioni contro la Russia dopo l'invasione dell'Ucraina e mantenendo le storiche relazioni con Mosca, mentre cerca nuovi legami commerciali con Pechino, senza compromettere gli investimenti con l'Unione Europea. In un contesto geopolitico incerto, le scelte politiche e storiche della Serbia continuano a influenzare il presente e il futuro della nazione.