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Libano: i soldati italiani di Unifil restano, ma cresce la preoccupazione per la sicurezza alla "Blue Line"

2024-09-28

Autore: Giovanni

In un contesto di crescente tensione nel Libano meridionale, il governo italiano esprime una profonda apprensione per i propri soldati che partecipano alla missione di pace Unifil. La situazione è divenuta critica dopo l’uccisione del leader di Hezbollah, Nasrallah, e il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha lanciato un appello ai cittadini italiani ancora presenti in Libano per lasciare il Paese il prima possibile.

Nonostante le pressioni all'interno della politica italiana, la Premier Giorgia Meloni ha confermato che i 1200 caschi blu italiani rimarranno schierati lungo la "Blue Line" al confine sud del Libano per il momento. Tuttavia, dietro le quinte, le autorità italiane stanno cercando garanzie più forti dall'ONU per salvaguardare la sicurezza delle truppe in mezzo a un conflitto che infuria. L'Italia chiede che la missione di peacekeeping sia protetta dai bombardamenti che hanno colpito l’area.

Le autorità israeliane, pur avvisando il comando italiano dei lanci, non possono garantire la totale sicurezza e ci sono stati già episodi di missili che sono caduti vicino alle posizioni italiane, suscitando timori di incidenti potenzialmente letali. Inoltre, ci sono stati scambi tesi tra Tajani e il suo omologo israeliano, dove è emerso il bisogno di maggiore coordinamento tra i servizi segreti italiani e il Mossad per la protezione dei soldati italiani.

Un ulteriore tema di discussione è rappresentato dalla missione Mibil, che si occupa di addestrare l'esercito libanese. Sebbene questa operazione sia stata considerata un successo, ora viene messa in discussione alla luce della situazione attuale. Se la presenza italiana a Beirut si riduce, potrebbe allontanarsi ulteriormente l’idea di potenziare tale missione, attualmente limitata a 190 soldati. Con Hezbollah sotto attacco da parte di Israele, anche la capitale libanese non è più un luogo sicuro.

Recentemente, un gruppo di addestratori italiani, tra cui alcuni Carabinieri, ha fatto ritorno in Italia con la scusa di una pausa estiva, ma questo potrebbe segnare un rallentamento significativo nelle operazioni di addestramento. Con l'attuale escalation del conflitto, ci si chiede se le missioni di formazione possano continuare efficacemente.

Il crescente clima di apprensione è palpabile, con il timore che Hezbollah possa riprendere le attività terroristiche ora che la sua catena di comando è stata compromessa. Gli sviluppi in Medio Oriente mettono a rischio le basi stesse che hanno giustificato l'intervento dell'Unifil quasi mezzo secolo fa. Mentre le tensioni continuano ad aumentare, la comunità internazionale osserva con preoccupazione l'evolversi della situazione.