L'Iperturismo a Barcellona: La Battaglia per il Diritto all'Abitare
2024-11-20
Autore: Matteo
Passeggiando nel cuore pulsante di Barcellona, è quasi impossibile non imbattersi nel provocatorio slogan "Turista, tornatene a casa". Questo messaggio, scritto a caratteri cubitali e disseminato in diverse zone della città, come il lungomare di Poblenou e il vivace quartiere di Gracia, rappresenta un forte sentimento di opposizione contro un turismo che viene percepito come invadente e dannoso. Ogni anno, Barcellona, con una popolazione di 1,6 milioni di abitanti, accoglie oltre 30 milioni di turisti, trasformando in modo radicale il tessuto urbano e sociale della città.
Da qualche anno a questa parte, Barcellona si è affermata come "laboratorio" per attivisti e amministratori locali intenzionati a ristabilire un equilibrio tra diritto alla casa e turismo. Il ricercatore Gabriele D'Adda sottolinea l'evoluzione della città da pioniera in questa battaglia. Già nel 2015, l'amministrazione, allora guidata dalla sindaca Ada Colau, aveva impedito l'emissione di nuove licenze per hotel e affitti turistici, con l'obiettivo di contrastare la crescita esponenziale degli affitti. Nel giugno 2024, il suo successore, Jaume Collboni, ha annunciato che non verranno rinnovate le licenze per oltre 10.000 appartamenti turistici, con la previsione di eliminare gli affitti brevi entro il 2029.
Questa strategia ha reso Barcellona un esempio da seguire, in contrasto con altre città europee dove le misure sono più lente e meno efficaci. Tuttavia, non tutte le correnti interne alla città condividono lo stesso entusiasmo. D'Adda fa notare le frustrazioni di chi lotta da anni per miglioramenti concreti, spesso vanificati da variabili burocratiche e legali.
La lotta per il diritto all'abitare a Barcellona ha radici profonde, fortemente influenzate dalla sua storia industriale e dagli eventi del XX secolo. Dopo la crisi economica del 2008, molte famiglie si sono trovate intrappolate in debiti insostenibili, accentuando la necessità di una riforma radicale del diritto all'accesso alla casa. L'elezione di Ada Colau nel 2015, attivista storica del movimento per il diritto alla casa, segna un momento decisivo nell'impegno politico verso queste problematiche.
Il movimento per il diritto abitativo, alimentato da eventi come il movimento 15-M, ha creato una coscienza collettiva che ha portato all'adozione di misure dirette e innovative, come il servizio di mediazione Sipho, destinato a prevenire sfratti sistematici. Negli anni, la PAH (Plataforma de Afectados por la Hipoteca) ha anche dato vita a un'importante rete di solidarietà per coloro che affrontano situazioni di sfratto.
Il dibattito sull'iperturismo è esploso anche per via dell'influenza che il turismo ha sulle affittanze residenziali, provocando un aumento dei prezzi e trasformando numerosi appartamenti in strutture per turisti. Secondo Colau, per contrastare questo fenomeno, l'amministrazione ha messo in atto piani regolatori volti a limitare l'apertura di nuovi hotel nelle aree più centrali e frequentate.
Il cuore della mobilitazione di Barcellona è basato su assemblee settimanali aperte a chiunque, creando opportunità per discutere le proprie esperienze e trovare supporto collettivo. Queste assemblee non solo forniscono strumenti pratici ma promuovono anche una maggiore consapevolezza sociale riguardo le ingiustizie sistemiche nel settore immobiliare.
In questo contesto, nei mesi recenti si è assistito a manifestazioni sempre più ampie contro l'iperturismo, culminando in eventi che hanno visto una mobilitazione di oltre 20.000 persone. Le autorità locali stanno cominciando a riconoscere l'urgenza di approcci più sostenibili per il turismo, con esperienze come quella di Barcellona considerate modelli per altre città europee.
In conclusione, il caso di Barcellona dimostra come un'azione collettiva e ben organizzata possa portare a cambiamenti significativi nel diritto all'abitare e nella gestione del turismo. Un messaggio chiaro sta emergendo, ribadendo che la casa è un diritto, non solo un bene commerciale. Ma la lotta è lungi dall'essere conclusa, e altri movimenti nel mondo possono trarre ispirazione dall'esperienza catalana, unendo forze per garantire un futuro più equo e sostenibile.