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L'Ucraina chiude i rubinetti del gas russo: l'intera Europa nei guai!

2024-12-18

Autore: Marco

L'accordo tra Kiev e Mosca per il transito del gas russo scade il 31 dicembre 2024 e, purtroppo, non ci sono speranze di rinnovo. L'Ucraina ha deciso di chiudere completamente i rubinetti del gas russo, e questo non può che avere un impatto devastante su tutta l'Europa. Sin dall'inizio dell'anno, i Paesi europei hanno iniziato a cercare alternative per mitigare i danni. Austria, Slovacchia e Ungheria si stanno attivando per trattare con l'Ucraina per il transito di gas proveniente da altre fonti, tentando così di prepararsi a una nuova realtà energetica.

La chiusura del passaggio di gas russo in Ucraina rappresenta un vero e proprio punto di non ritorno, con conseguenze non irrilevanti per il resto del mondo. Nonostante gli sforzi dell'Unione Europea e dell'Italia di diversificare le fonti di approvvigionamento, l'aumento dei prezzi del gas è una minaccia concreta. Sebbene l'Europa possa contare su fornitori più stabili come Norvegia e Stati Uniti, il fermo delle forniture russe creerà sicuramente una forte pressione sul mercato, alimentando l’incertezza sulle future forniture energetiche.

Da sempre, i rapporti tra Russia e Ucraina sono tesi, anche per quanto concerne il delicato tema delle forniture energetiche. L'accordo quinquennale firmato nel 2019 per il transito del gas russo era rimasto in piedi anche durante il conflitto, ma ora Kiev è decisa a non rinnovarlo. Anche senza trattative con il Cremlino, l'Ucraina chiuderà i rubinetti, affrontando però sfide significative legate all'approvvigionamento e ai mancati introiti economici, in un contesto in cui le proprie infrastrutture sono già sotto pressione.

Il colpo all'Europa sarà massiccio: attualmente, circa la metà del gas importato proviene dalla Russia, e lo stop al transito attraverso l'Ucraina avrà effetti a catena. Anche se i vari Stati si sono preparati a livello comunitario, nessuno è davvero pronto a fronteggiare l'impennata dei prezzi. Denys Shmyhal, il primo ministro ucraino, ha recentemente confermato la chiusura dei rubinetti, ma ha anche espresso una apertura al dialogo per garantire il transito di gas proveniente da Paesi terzi, rispondendo così alle necessità dell'Europa occidentale.

Austria, Slovacchia e Ungheria, mentre si preparano a evitare crisi future, stanno già valutando i piani per il 2025. L'Austria ha dovuto affrontare interruzioni in anticipo a causa di contenziosi tra OMV e Gazprom, il che ha portato il cancelliere Karl Nehammer a rassicurare i cittadini: "Nessuna casa resterà al freddo, abbiamo i serbatoi di gas sufficientemente riforniti".

Ma attenzione: già a novembre le notizie hanno fatto schizzare i prezzi del gas, e con la riduzione delle forniture russe che dura da oltre due anni, è probabile che stiamo per assistere a nuovi aumenti. Le conseguenze potrebbero essere temporanee, ma è troppo presto per dirlo con certezza. Resta ora da capire quali strategie adotteranno i Paesi più colpiti per garantire approvvigionamento di gas a lungo termine. Non resta che attendere, ma gli scenari futuri si prospettano decisamente incerti. Il tempo stringe e l'Europa è chiamata a una sfida senza precedenti!