Mazara del Vallo, 17 arresti: mafia, dalla gestione dei pascoli ai supermercati
2024-12-16
Autore: Alessandra
PALERMO – La mafia non conosce confini e ora si rivela anche nei supermercati. Un'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Palermo ha portato alla luce una rete di affari criminosi a Mazara del Vallo che va dalla gestione mafiosa dei pascoli alla grande distribuzione.
Nel clamoroso blitz delle forze dell'ordine, ben 17 persone sono state arrestate: sette sono finite in carcere, mentre dieci sono state sottoposte agli arresti domiciliari. Un altro indagato dovrà attenersi all'obbligo di dimora nel suo comune di residenza.
Il boss dei pascoli
Le indagini condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria hanno messo sotto la lente di ingrandimento il potere di Domenico Centonze, ritenuto il nuovo “uomo forte” del mandamento. Centonze, un allevatore di professione, è accusato di essere il braccio operativo del boss Dario Messina, attualmente in carcere. Anche il fratello di Messina, Alessandro, è tra gli arrestati.
Le accuse a Centonze non si limitano alla gestione dei pascoli; si estendono alla riscossione di crediti, alla risoluzione di controversie e addirittura alla gestione del traffico di stupefacenti tra Palermo e Mazara del Vallo. La mafia a Mazara del Vallo continua a dimostrare una spiccata vocazione imprenditoriale, impadronendosi di settori cruciali dell'economia locale.
Il re dei supermercati
Un altro nome emerso è quello di Luigi Prenci, imprenditore attivo nel settore della grande distribuzione. Dal 2020 ha aperto diversi supermercati e si sospetta che il suo successo imprenditoriale sia stato facilitato dal supporto della mafia. Prenci è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Ha diversificato i suoi affari diventando anche armatore, con pescherecci dedicati alla pesca del pregiato gambero rosso.
In cambio del supporto mafioso, Prenci avrebbe garantito posti di lavoro e aiuti finanziari per avviare nuove attività economiche, insieme all'acquisto di beni all'asta che sarebbero poi tornati nella disponibilità di affiliati alla mafia. Questo comportamento mette in luce il legame pericoloso tra imprenditoria e criminalità organizzata nella regione.
Le indagini proseguono
Le forze dell'ordine, sotto la direzione del colonnello Carlo Pappalardo, continuano a setacciare abitazioni e uffici degli indagati. I reati contestati includono associazione per delinquere di stampo mafioso, porto abusivo d’armi, turbata libertà degli incanti, estorsione, rapina e favoreggiamento personale. Questo caso solleva interrogativi sull'influenza della mafia nelle attività economiche locali e sulla necessità di una risposta collettiva da parte delle istituzioni e della società civile.