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Medio Oriente. Proposta finale su Gaza: Israele chiede un cuscinetto di 1,5 chilometri

2025-01-13

Autore: Chiara

Le immagini della Striscia di Gaza mostrano edifici in rovina, un triste ricordo della lunga conflittualità nella regione. In vista della scadenza del mandato presidenziale di Joe Biden, il 20 gennaio, si avvicina un possibile accordo tra Israele e Hamas. Domenica scorsa, Biden ha contattato telefonicamente il premier israeliano Benjamin Netanyahu per discutere della situazione. Un funzionario coinvolto nei negoziati a Doha ha rivelato che una bozza finale dell'intesa è stata presentata a entrambe le parti.

Secondo fonti giornalistiche, Israele ha richiesto una zona cuscinetto di 1,5 chilometri lungo tutti i confini della Striscia di Gaza, dove non sarebbero schierate truppe, ma sarebbero previsti attacchi su chi tentasse di avvicinarsi. Il giornale al-Quds al-Arabi riportato da Londra ha spiegato che il ritiro militare sarebbe realizzato in due fasi. La prima fase, della durata di 42 giorni, prevederebbe il ritiro di forze israeliane da diverse aree, consentendo il rientro dei residenti. Durante questa fase, si prevede anche il rilascio di 34 ostaggi (donne, bambini, malati e ultra cinquantenni). Solo dopo il sedicesimo giorno di tregua, verrebbero liberati gli uomini in età di leva.

Le trattative includerebbero uno scambio di ostaggi e detenuti e seguirebbero un piano in tre fasi, come preannunciato da Biden. La discussione sulla ricostruzione della Gaza e sulla governance sarebbe rimandata all'ultima fase. In cambio del rilascio degli ostaggi, si prefigura la liberazione di un centinaio di palestinesi condannati, con una parte della popolazione carceraria che potrebbe includere anche ergastolani. La destinazione di questi prigionieri rimane incerta, ma potrebbero essere inviati in Qatar, Turchia o Egitto.

Kadora Fares, ministro per gli Affari dei detenuti dell’Autorità palestinese, ha indicato che 25 ostaggi potrebbero essere liberati in cambio del rilascio di 48 prigionieri già incarcerati, arrestati nuovamente dopo essere stati liberati nel 2011. In totale, il numero di palestinesi da rilasciare supererebbe le 3.000 unità.

Nonostante ciò, Israele mantiene un veto sul rilascio di dieci nomi di spicco, tra cui figura Marwan Barghouti, leader di Fatah e simbolo della resistenza palestinese, la cui questione potrebbe essere posticipata alla seconda fase delle trattative.

Nel contesto di questi negoziati, è palpabile l'influenza di Trump. Il vicepresidente americano eletto, JD Vance, ha confermato che potrebbero esserci sviluppi significativi prima della fine dell'amministrazione Biden. Questione controversa è la posizione di Netanyahu, il quale deve affrontare la pressione da parte degli alleati di destra, come Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir, che minacciano di uscire dalla coalizione se non verranno rispettate le loro posizioni. Smotrich ha manifestato una dura opposizione all’accordo, etichettandolo come una resa inaccettabile.

Nel frattempo, secondo le autorità sanitarie di Gaza, il conflitto ha già causato oltre 46.584 morti e 109.731 feriti in quindici mesi, un bilancio devastante che continua a crescere, rendendo urgente ogni tentativo di trovare una soluzione pacifica e duratura.