Northvolt, Ue esposta per 300 milioni. Volkswagen svaluta la propria partecipazione
2024-11-25
Autore: Giovanni
La recente domanda di protezione dalla bancarotta negli Stati Uniti da parte di Northvolt, il noto produttore svedese di batterie, ha messo in luce le difficoltà che l'Europa deve affrontare nel creare una catena del valore autosufficiente per la transizione energetica. Northvolt, un tempo vista come una pedina chiave nella corsa alla decarbonizzazione, ha accumulato debiti superiori ai 5 miliardi di euro, dopo aver raccolto finanziamenti per oltre 10 miliardi di euro dalla sua fondazione nel 2016. La compagnia sta ora cercando di riorganizzarsi, iniziando con la sostituzione del CEO e cofondatore Peter Carlsson.
L'Unione Europea esposta per 300 milioni
Johanna Bernsel, portavoce della Commissione Ue per il mercato interno, ha affermato che l'Unione è esposta per 298 milioni di euro tramite prestiti garantiti dal Fondo europeo per gli investimenti strategici, controllato dalla Banca europea per gli investimenti (Bei). Nonostante gli sforzi dell'Alleanza Europea sulle Batterie, che include consorzi come Acc di Stellantis, Mercedes-Benz e TotalEnergies, la diminuzione della domanda di auto elettriche nel 2024 ha comportato un rallentamento delle operazioni industri. Negli ultimi due anni, Benchmark Minerals aveva stimato che l'Europa potesse sviluppare una capacità produttiva di circa 790 GWh entro il 2030, sufficiente per assemblare quasi 15 milioni di veicoli elettrici.
Secondo Bernsel, il lavoro della Commissione Europea sulle batterie, specialmente nel contesto della European Battery Alliance, è stato definito un successo, con 30 progetti di gigafactory e una capacità produttiva totale di 167 GWh, che equivale all'attuale capacità del leader mondiale, la cinese CATL. L'obiettivo dell'autosufficienza rimane una priorità per l'UE, allineata con il Clean Industrial Deal che dovrebbe essere presentato dalla Commissione nei primi 100 giorni del nuovo mandato di Ursula von der Leyen.
Tra le gigafactory pianificate, molte sono joint venture tra case automobilistiche e produttori di batterie. Tuttavia, i tempi si sono significativamente allungati e il collasso di Northvolt, iniziato lo scorso giugno con la cancellazione da parte di BMW di un ordine da 2 miliardi di euro, solleva interrogativi sulla fattibilità di queste iniziative, specialmente in un mercato che sta cambiando rapidamente.
Volkswagen e l'impatto della crisi di Northvolt
Volkswagen ha già iniziato a svalutare la sua partecipazione in Northvolt, evidenziando il crescente impatto della crisi sul suo modello di business. Le difficoltà di Northvolt potrebbero anche influenzare altre case automobilistiche europee che si sono impegnate in progetti di produzione di batterie in joint venture. Mentre gli investimenti nelle tecnologie verdi sono vitali per la transizione energetica, il mercato attuale richiede un approccio più sostenibile e prudente per evitare ulteriori fallimenti.
In questo clima turbolento, la domanda rimane: l'Europa riuscirà a costruire una catena di approvvigionamento per le batterie capace di competere con i giganti asiatici o i piani di decarbonizzazione rischiano di diventare un sogno irrealizzabile?