Paolo Cognetti: "In ospedale mi hanno legato a un letto, ora voglio lavorare e incontrare Vasco Rossi"
2025-01-12
Autore: Chiara
Il 19 dicembre scorso, Paolo Cognetti ha rivelato in un’intervista a Repubblica di aver subito un TSO (trattamento sanitario obbligatorio) a causa di una grave depressione che si è trasformata in una sindrome bipolare con fasi maniacali. Questo racconto, intenso e necessario, ha colpito profondamente coloro che lo hanno ascoltato, dando voce a un tema spesso ignorato: la salute mentale.
Cognetti, vincitore del Premio Strega 2017 con il suo libro "Le Otto Montagne", sarà protagonista del servizio di Gaston Zama, in onda questa sera a Le Iene su ItaliaUno. Attraverso la sua esperienza, l’autore sta cercando di combattere il tabù e la vergogna che circondano la malattia mentale.
“Ho avuto un TSO per una grave depressione”, condivide. “Mi hanno diagnosticato un disturbo bipolare, il che significa alternare fasi maniacali e depressive. Ho sempre avuto questo problema, fin da giovane.”
Cognetti approfondisce dicendo: “La vera sfida non è la fase maniacale, ma quella depressiva. In quei momenti, ti ritrovi a letto, con pensieri suicidari, sentendoti come se la tua vita fosse stata inutile. Avevo pensato di impiccarmi.” Durante l'estate passata, però, non è mai stato lasciato solo, con qualcuno sempre al suo fianco, poiché i pensieri suicidari possono affliggere molte persone che soffrono di depressione.
L'argomento è molto più attuale che mai. Le statistiche indicano un incremento dei disturbi mentali, specialmente tra i giovani. La pandemia ha messo a dura prova la salute mentale di molte persone, rendendo delicati temi come quello di Cognetti ancora più importanti da affrontare.
"Io ora voglio lavorare", afferma con determinazione, "e mi piacerebbe incontrare Vasco Rossi, un artista che ammiro molto e che ha parlato apertamente delle sue esperienze personali". La volontà di affrontare questo percorso di guarigione è il messaggio che Cognetti vuole trasmettere, affinché nessuno si senta solo nella propria battaglia e che ci sia sempre una via d’uscita.