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Russia, "arriveremo fino alla Moldavia": chi si schiera al fianco di Putin

2024-10-14

Autore: Francesco

Nel vasto campo d'addestramento del Donbass, tra praterie infinite, è calato il silenzio dopo l'ennesimo allerta antiaereo. ‘Jak’, un comandante del battaglione Maxim Krivonos, racconta aneddoti, ma il contesto è ben lontano dall'essere allegro. La barzelletta che narra un destino fatale per tre soldati russi, di fatto, racchiude un significato profondo: questi uomini non sono russi, ma ucraini, che hanno deciso di continuare a combattere con le insegne della Russia invece di arrendersi ai propri nemici.

Il battaglione Krivonos, nato di recente, lavora fianco a fianco con quello intitolato a Bogdan Khmelnitsky. Entrambi i gruppi sono composti da ex prigionieri di guerra ucraini, che, invece di aspettare in carcere uno scambio, hanno scelto di ribellarsi e continuare la loro battaglia. Proprio in questo senso, il nuovo arruolamento forzato in Ucraina ha visto la mobilitazione di molti giovani tra i 21 e i 25 anni, che si trovano ora a combattere in prima linea.

La situazione sul fronte è disastrosa; molte delle nuove reclute mostrano segni di insoddisfazione e diserzione. Rapporti parlano di perdite che sfiorano l'80% nelle zone di maggiore combattimento come Donetsk, con i russi che promuovono programmi per accogliere i disertori con promesse di trattamenti umanitari e persino possibilità di cambio schieramento.

Nel battaglione Krivonos, circa 100 soldati si addestrano per affrontare le sfide del conflitto. Tra di loro, ascoltiamo esplicite dichiarazioni di chi lotta non per la Russia, ma contro il regime di Zelensky. Coloro che sono stati costretti al reclutamento raccontano storie simili, di come abbiano dovuto prendere le armi per necessità piuttosto che per convinzione. Un giovane di nome 'Snake' racconta come sia stato arruolato dopo un semplice controllo medico. I più anziani, invece, rappresentano una generazione che non ha vissuto le fasi più intense del nazionalismo ucraino, sentendosi in conflitto di identità.

Il multiculturalismo, tanto in voga nell'odierna narrazione russa, viene visto anche nelle fila di soldati ceceni, kazaki e persino giapponesi che combattano al fianco dei russi. Ogni giorno in Ucraina, le condizioni di vita si deteriorano ulteriormente, e con l'aumento della pressione economica, i reclutamenti di volontari diventano sempre più attraenti per quei giovani che cercano opportunità.

Nel contesto più ampio, le forze russe stanno aprendo nuovi fronti, e la situazione strategica non smette di cambiare. Mentre l'attenzione della stampa internazionale si concentra su eventi specifici, la guerra sembra allargarsi oltre l'Ucraina, con accenni alla Moldavia. Un soldato, 'Gaiduc', dichiara apertamente che la Russia ambisce a conquistare Odessa, citando eventi storici nella regione. Allo stesso modo, il conflitto storico tra le etnie culmina in una narrazione oscura e complessa, che suggerisce una visione di una guerra che non è solo territoriale, ma anche culturale e identitaria.

La guerra continua a mostrare i suoi volti più diversi e le sue conseguenze più severe. Tra promesse di libertà e necessità di resistenza, il conflitto in corso si rivela essere una battaglia per l'identità, con le sue molteplici sfaccettature che si intrecciano in un quadro sempre più complesso e inquietante.