
Scienziati in fuga dagli Usa: l'Europa si prepara ad accoglierli
2025-04-08
Autore: Chiara
Il contesto attuale delle università americane offre un'opportunità senza precedenti all'Europa per rafforzare la propria posizione nella ricerca scientifica. È fondamentale però creare le giuste condizioni per attrarre i numerosi ricercatori che intendono lasciare gli Stati Uniti e cercare un ambiente accademico più stimolante e libero.
Una nuova era per la ricerca europea?
Le crisi, pur essendo dolorose, aprono porte a nuove opportunità. La svolta causata dall'amministrazione Trump, caratterizzata da politiche economiche nazionaliste e tensioni interne, ha il potenziale di alterare l'equilibrio dell'economia globale e, in particolare, dell'Europa. Se gli Usa intraprendono un percorso di autarchia, l'Europa, con le sue dimensioni economiche comparabili, ha la possibilità di emergere come baluardo della libertà di ricerca e del multilateralismo.
In questo contesto, la situazione delle università americane è drammaticamente cambiata. Gli attacchi alle istituzioni accademiche e ai ricercatori, in particolare nei campi delle scienze sociali e ambientali, hanno creato un clima di paura e insicurezza. Questo ha costretto molti scienziati, specialmente quelli alle prime armi, a valutare seriamente l'opzione di trasferirsi in Europa. Secondo un sondaggio della rivista Nature, ben il 75% degli scienziati intervistati ha dichiarato di considerare seriamente di lasciare gli Stati Uniti.
Europei in prima linea per attrarre talenti
Numerose università e centri di ricerca in Europa stanno già mettendo in atto strategie per approfittare di questo “brain gain”. Università come l'Aix Marseille in Francia, Vrije Universiteit Brussel in Belgio e il Karolinska Institute in Svezia hanno attivato programmi mirati per attirare ricercatori americani in difficoltà. Diverse regioni spagnole e stati come Berlino stanno instaurando programmi per facilitare l'arrivo di scienziati americani, specialmente in settori strategici come la tecnologia verde e la biomedicina.
Il governo tedesco, in particolare, ha accettato un appello di otto scienziati di punta a riportare nel Paese cento ricercatori di fama internazionale, attualmente negli Usa, affinché contribuiscano al rilancio della ricerca scientifica.
Necessità di un impegno collettivo
Diversi fattori influenzano la scelta dei ricercatori, dalla sicurezza lavorativa alla disponibilità di fondi e attrezzature. La Commissione Europea ha risposto a queste esigenze, promuovendo nuove politiche per rendere l'Europa il polo più attrattivo possibile per i talenti in fuga. Recentemente, i ministri di dodici paesi europei hanno inviato una lettera al Commissario per l'Innovazione, chiedendo di ideare una strategia che aumenti il sostegno finanziario per i ricercatori in arrivo. I finanziamenti aumenteranno, permettendo ai nuovi arrivati di ricevere fino a due milioni di euro oltre al massimo attuale.
Significativamente, la storia potrebbe ripetersi: l'emigrazione di scienziati europei verso l'America negli anni Quaranta del Novecento ha, in gran parte, portato alla fioritura della ricerca scientifica negli Stati Uniti. Oggi potrebbe essere l’Europa a beneficiarne.
Come evidenziato dal Financial Times, l'Europa potrebbe invertire l'emorragia di cervelli verso l'America, dando slancio non solo alla ricerca, ma anche alle start-up innovative. Tuttavia, tra i paesi firmatari della lettera, l'Italia risulta assente. È incredibile che il nostro paese non stia cogliendo quest'opportunità storica per attrarre talenti che potrebbero portare a un rinnovamento fondamentale della nostra comunità scientifica.