Scoperti i presunti assassini di Francesco Favaretto: le storie di Toluwaloju e Angelo sotto la lente di ingrandimento
2024-12-27
Autore: Matteo
Il dramma di Francesco Favaretto ha sconvolto la comunità di Treviso, e i presunti responsabili sono al centro di un'inchiesta che ha messo a nudo le loro vite e le loro origini. Toluwaloju Ade Mclinkspual, 19 anni, e Angelo Riccardo Ozuna, 18 anni, entrambi italiani di seconda generazione, sono stati arrestati domenica 22 dicembre, insieme a un minorenne. La morte di Favaretto, avvenuta il giorno successivo, ha spinto la procura a cambiare l’accusa da tentato omicidio ad omicidio volontario.
Il 24 dicembre, gli interrogatori di garanzia hanno mostrato una divisione evidente tra i due presunti killer. Ozuna, operaio a Cremona e figlio di genitori sudamericani, ha affermato di essere estraneo all'aggressione, sostenendo che le telecamere di sorveglianza lo mostrano allontanarsi dall'area al momento dell'azione. La sua avvocato, Alessandra Rech, ha descritto il giovane come un ragazzo mortificato e sconvolto, che vive questa situazione come un'ingiustizia, dicendo: “Non ho fatto nulla''.
Dall'altra parte, c'è Ade Mclinkspual, studente di un istituto professionale e primo di quattro figli nigeriani, accompagnato dalla sua avvocato Valentina Pignata. Entrambi i ragazzi hanno trascorso le loro giornate insieme, collegati non solo dall'amicizia ma anche dalla musica che suonano e registrano insieme. Tuttavia, questo legame che una volta significava condivisione e divertimento, è ora intriso di un’accusa gravissima.
Il contesto in cui si è verificato l'omicidio è critico. La prima periferia di Treviso, un’area che dovrebbe essere caratterizzata da tranquillità e normalità, è diventata un teatro di violenza e conflitti legati al traffico di stupefacenti. I residenti la descrivono come una realtà fragile, dove i giovani trascorrono il loro tempo in cerca di distrazioni, ma dove le influenze negative sembrano sempre più ingombrare le loro vite.
La famiglia di Ade Mclinkspual vive in condizioni di grave marginalità a Ponte di Piave, dove gestiscono un piccolo negozio di prodotti africani. Il padre, malato e confinato in casa, lamenta l’assenza di notizie sul figlio e della situazione delicata in cui si trova. “Non so cosa sia successo, sono completamente all’oscuro”, ha dichiarato, evidenziando la mancanza di comunicazione da parte delle autorità.
Le autorità locali non si danno pace di fronte a un omicidio così brutale di un ragazzo giovanissimo. Il sindaco di Villorba, Francesco Soligo, ha espresso il suo cordoglio e ha menzionato progetti per contrastare la violenza tra i giovani. La sindaca di Ponte di Piave, Paola Roma, ha sottolineato l'importanza di una rete di supporto che coinvolga le famiglie e le istituzioni: “Solo insieme possiamo affrontare queste problematiche”.
L'omicidio di Francesco non è solo un crimine, è un campanello d'allarme per tutte le comunità, un invito a riflettere sui giovani e sulle scelte che possono fare. Quali saranno le conseguenze e come si muoveranno le istituzioni per prevenire episodi simili in futuro? La risposta è ancora nell'aria.