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Shock in Francia: marito droga la moglie per farla stuprare. Chiesti 20 anni di carcere!

2024-11-26

Autore: Sofia

"Vent'anni possono sembrare tanti, ma in realtà non sono sufficienti vista la crudeltà delle azioni perpetrate": queste sono state le parole contundenti di Laure Chabaud, vice pubblico ministero nel processo che si svolge ad Avignone riguardante il caso agghiacciante di Mazan, in Provenza. Gisèle Pelicot, una donna che ha vissuto per dieci anni un incubo, è stata drogata dal marito Dominique Pelicot, di 71 anni, per essere violentata da decine di uomini. La sentenza è attesa per fine dicembre, ma il dolore e lo scandalo di questa vicenda continuano a scuotere l'opinione pubblica francese e internazionale.

Negli ultimi due mesi, i media hanno raccontato dettagli macabri di ciò che è avvenuto nel sud della Francia. Gisèle è stata ripetutamente sedata, senza il suo consenso, mentre il marito reclutava uomini tramite un sito di incontri, ora chiuso, per stuprarla a turno. Alcuni di questi uomini, come Jerôme, uno dei 50 imputati presenti in aula, hanno ammesso di essere tornati più volte. Jerôme ha dichiarato: "Non perché mi piacesse stuprare, ma per la mia sessualità incontrollabile"; una giustificazione che ha lasciato sgomenti gli astanti.

Durante il processo, i pubblici ministeri hanno chiesto la massima pena per l'imputato principale, con accuse inquietanti che rilevano non solo la violenza fisica, ma anche la profonda degradazione morale inflitta a Gisèle. Il marito aveva filmato molti degli abusi, catalogando i video in un'orribile collezione. "Sono colpevole. Ho rovinato tutto e devo pagare", ha detto Dominique Pelicot durante il processo.

Oltre al marito, anche Jean-Pierre M., considerato il "discepolo" di Pelicot, rischia una severa condanna; i pm hanno chiesto 17 anni per lui, descrivendo come si fosse ispirato alla tecnica di "sottomissione chimica" ideata da Pelicot. Altri 11 imputati si trovano ad affrontare richieste di pena che variano dai 10 ai 4 anni, suscitando un'aspra contestazione da parte degli avvocati, che hanno criticato la severità dell'accusa: "La procura ha agito sotto la pressione dell'opinione pubblica, e vedendo le pene richieste, non posso fare a meno di pensare che siano davvero sproporzionate".

Il pubblico ministero ha sottolineato che "il fulcro" di questo processo risiede nella necessità di modificare radicalmente le dinamiche di potere tra uomini e donne nella società. Un obiettivo che va ben oltre il caso specifico, mirando a una trasformazione culturale profonda. La comunità e i movimenti per i diritti delle donne stanno seguendo il processo con attenzione, consci che la sentenza di dicembre potrebbe essere un importante tassello nella lotta contro la violenza di genere in Francia e nel mondo.