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Stefano Messina, comandante del contingente italiano Unifil in Libano: «Se rischiamo l’incolumità risponderemo per difenderci»

2024-10-14

Autore: Giulia

La conversazione con il generale Stefano Messina, comandante del contingente italiano Unifil in Libano, inizia con un tono di ironia involontaria, quasi scaramantica. «Mi scusi in anticipo - dice - se si dovessero sentire colpi d’arma da fuoco in sottofondo». Oggi a Shama, la giornata appare serena, ma i recenti sviluppi della situazione nella regione non lasciano spazio a facili ottimismi. I combattimenti, infatti, continuano a risuonare, specialmente a Naqoura, dove gli attacchi hanno recentemente ferito nuovamente dei militari indonesiani. Gli oltre mille soldati italiani sono in stato d’allerta, continuando a rappresentare la bandiera delle Nazioni Unite nel sud del Libano, un'area diventata sempre più critica a causa delle tensioni tra Israele e Hezbollah.

La base italiana non ha ancora recuperato dalla scossa provocata dai recenti attacchi. Il generale Messina sottolinea che si tratta di una situazione senza precedenti dalla Seconda guerra mondiale, con attacchi diretti dell'esercito israeliano contro le forze italiane nel mandato Unifil. La tensione tra Italia e Israele ha raggiunto livelli mai visti prima.

Messina descrive i recenti eventi: «Sono stati giorni di grande preoccupazione e attenzione. Ogni membro dello staff è impegnato a garantire la sicurezza, seguendo procedure di difesa rigorose». Le regole d'ingaggio prevedono che i soldati possano rispondere solo in caso di minaccia diretta, un principio fondamentale che guida le operazioni quotidiane.

Riguardo agli attacchi recenti, Messina afferma che ci sono state indagini avviate e che gli episodi non erano coordinati, avvenendo in tempi e modalità diverse. «Non c'è stata una regia unica, ma piuttosto una serie di attacchi isolati», spiega.

Dopo gli attacchi, è stato confermato che alcuni mezzi militari sono stati danneggiati, ma fortunatamente non ci sono stati feriti gravi tra i soldati. Messina evidenzia la prontezza delle truppe italiane e di quelle di altre nazioni nel monitorare la situazione, mantenendo sempre attive le operazioni logistiche, essenziali per garantire rifornimenti e sicurezza alle truppe.

La missione in Libano è composta da una coalizione di 49 paesi, con soldati di diverse nazionalità che operano fianco a fianco. Messina rimarca che la missione continua a proseguire secondo il mandato dell'Onu, nonostante le difficoltà. È chiaro che, nonostante le sfide e i rischi, c'è una determinazione condivisa di mantenere la presenza delle forze di pace: «Al momento, non ci sono piani per ritirare o ridurre il contingente».

Infine, in merito alle relazioni con l'esercito israeliano, il generale Messina ribadisce: «Le comunicazioni tra il nostro comando e l'Idf sono attive e ci permettono di mantenere uno scambio di informazioni cruciali». La presenza italiana in Libano, secondo Messina, non riguarda solo il supporto militare, ma implica anche un forte impegno per la stabilità e la pace della regione. La comunità internazionale guarda con attenzione a questa situazione critica, ma per ora, le forze italiane rimangono ferme e pronte ad affrontare ogni eventualità.