Vincenzo Salemme ricorda Eduardo De Filippo: «Dalla comparsa all'attore grazie a una battuta»
2024-12-23
Autore: Matteo
Vincenzo Salemme, l'amato attore e regista napoletano, esprime con frustrazione la sua avversione per i luoghi comuni che circondano la cultura napoletana. «Caffè, mozzarella, pizza, canzoni, Maradona… Sembra che dobbiamo portare un fardello che nessuno altro ha. Un attore romano può ricoprire qualsiasi ruolo, ma noi siamo confinati a quelli partenopei», afferma con una punta di rassegnazione in un'intervista recente.
Salemme, che ha avuto un'infanzia serena in una famiglia di quattro fratelli, racconta la sua vita con dolcezza e nostalgia. «Mio padre era avvocato, mia madre usava il cibo per connettersi con le persone e mia nonna condivideva tutto ciò che aveva con i bisognosi». Tuttavia, un dolce cruccio accompagna la sua carriera: non ha mai avuto figli. «Io e Valeria abbiamo perso una bimba prima della nascita e non mi sentivo pronto a fare un altro figlio con Albina, dato che ha già un ragazzo. Questa piccola, che non ha mai avuto un nome, continua a esistere per me e le ho persino dedicato una commedia», confida Salemme.
La sua passione per la regia è travolgente: «Se fossi rimasto solo attore, avrei abbandonato da tempo», rivela. Il suo esordio cinematografico in "L’amico del cuore" è legato a un aneddoto curioso: la protagonista femminile era Eva Herzigova, scelta su suggerimento di Rita Rusic, tanto alta da richiedere l'uso di tavole da ponte in alcune scene.
Salemme ora è al centro di un nuovo progetto: "Natale in casa Cupiello", storica opera di Eduardo De Filippo, un capolavoro che definisce «un cerchio che si chiude». Le parole di Eduardo, dice, rappresentano una sorta di monumento alla cultura italiana e ai suoi valori. «Le sue opere trattano temi universali, come il tempo e le relazioni umane. L’arte di Eduardo è una lente su come gestiamo il tempo, un aspetto vitale nella nostra civiltà», aggiunge.
Il suo primo incontro con Eduardo è un ricordo vivissimo: «Nel 1977, Sergio Solli mi portò a Cinecittà. Ricordo l’odore del luogo — sono sempre stato sensibile agli odori — e come Eduardo fosse vestito come nel primo atto di "Natale in casa Cupiello". Il suo passo era lento, e quando mi porse la mano mi chiese di stringere piano. Odorava di borotalco. Allora mi proposi come comparsa e lui, notando la mia magrezza, mi scritturò come attore per darmi una paga migliore», racconta con affetto.
Un altro ricordo indimenticabile è legato alla passione di Eduardo per la musica: «Aveva centinaia di dischi nel camerino e chiese a Giro Maringola di catalogarli. Un lavoro enorme per cui Gino chiese se potesse usare il mio aiuto. Un giorno, mentre stavo stilando la lista, sentii una mano sulla mia spalla: era Eduardo che osservava il mio lavoro e disse "Scrivi in modo bellissimo… questo deve scrivere". Per me, che già scrivevo testi, fu una vera e propria benedizione», conclude Salemme con un sorriso nostalgico.
Oltre alla sua carriera di attore e regista, Vincenzo Salemme è anche un appassionato di teatro e continua a portare avanti la tradizione culturale napoletana, dimostrando che la passione e l'arte possono superare ogni barriera.