VW sotto pressione: il costo del lavoro cresce del 51% rispetto alla concorrenza europea!
2024-11-20
Autore: Matteo
Il Gruppo Volkswagen si trova di fronte a una sfida critica, con un nuovo ciclo di negoziati che inizia domani. L’azienda tedesca deve confrontarsi con costi del lavoro che superano significativamente quelli dei principali concorrenti europei, mettendo a rischio la sostenibilità delle sue operazioni in Germania. Per far fronte a questa situazione, il management sta cercando di risparmiare 17 miliardi di euro.
Tra le misure profilate ci sono la possibile chiusura di tre stabilimenti e la riduzione della forza lavoro con licenziamenti che potrebbero coinvolgere decine di migliaia di lavoratori. Non si escludono anche tagli salariali del 10% e un congelamento degli stipendi per i prossimi due anni. In questo contesto, il sindacato ha proposto di ridurre i costi di 1,5 miliardi di euro attraverso la sospensione di parte dei bonus, oltre al rinvio degli aumenti salariali già previsti.
Daniela Cavallo, presidente del consiglio di fabbrica, ha esternato la necessità di adattarsi alle circostanze, pur cercando di evitare la chiusura degli impianti attraverso le proposte dei lavoratori.
Ma perché i costi del lavoro di Volkswagen sono così elevati? Nel 2023, il gruppo ha destinato il 15,4% dei ricavi globali ai costi del personale, un dato in calo rispetto al 2020 ma comunque molto superiore a quello di concorrenti come BMW, Mercedes-Benz e Stellantis, che si attesta tra il 9,5% e l’11%. In termini assoluti, la differenza è del 51%. Anche considerando il costo orario del lavoro, si nota un divario significativo, con Volkswagen che paga 62 euro l'ora in Germania, è il valore più alto al mondo nel settore automobilistico, rispetto ai 47 euro della Francia, ai 33 euro dell'Italia e ai 29 euro della Spagna.
La situazione è ulteriormente complicata: i costi delle fabbriche tedesche sono superiori del 25-50% rispetto agli obiettivi aziendali, e alcune strutture costano il doppio rispetto alla concorrenza. Thomas Schaefer, CEO Volkswagen, ha sottolineato come questa crisi stia erodendo la produttività del gruppo, già sotto pressione dall'ingresso sul mercato europeo di produttori cinesi come BYD.
Le prossime negoziazioni si preannunciano tese, ma il sindacato IG Metall, pur rivedendo le proprie richieste, è determinato a evitare licenziamenti e chiusure, mirando a garantire la sopravvivenza degli stabilimenti e la sicurezza dell’occupazione nel lungo periodo.
La tensione è esplosa ulteriormente dopo l’annullamento di un accordo che regolava i salari in sei stabilimenti, suscitando malumori tra i lavoratori, specialmente dopo i recenti aumenti salariali nell'industria, incluso un aumento del 5,5% nel contratto collettivo del settore e del 4% offerto da Tesla in Germania. La situazione di VW potrebbe rappresentare una lezione cruciale per altre aziende, in un contesto di crescente competitività globale, e pone interrogativi sul futuro del settore autoveicolare europeo.