Cecilia Sala racconta la sua detenzione in Iran: 'Ho vissuto un incubo per tre settimane'
2025-01-09
Autore: Matteo
Cecilia Sala è tornata a casa, e non è solo una questione geografica; è tornata alla libertà. Con un messaggio vocale ai suoi colleghi di Chora News, ha comunicato: "Ciao, sono tornata". Queste parole racchiudono l'enorme sollievo di una persona che ha vissuto un'esperienza terribile, tre settimane di detenzione nel carcere di Evin, in Iran, con la luce elettrica costantemente accesa negli occhi e costretta a dormire a terra, sempre sotto controllo.
Durante il suo ritorno a Roma, ha descritto le angoscianti condizioni della sua detenzione ai carabinieri del Ros, rivelando anche i suoi momenti di paura. "Sono stata continuamente spiata, la paura era tanta, soprattutto fino a quando non ho messo piede sull’aereo per Roma". La madre di Cecilia esprime grande preoccupazione per le possibili ripercussioni psicologiche che un’esperienza del genere può avere su una giovane di 29 anni, evidenziando l’auspicio che tali esperienze non lascino cicatrici indelebili.
Un interessante dettaglio della sua detenzione è che i carcerieri le avevano concesso di leggere "Kafka sulla spiaggia" di Haruki Murakami. Un passaggio del libro sembra quasi riflettere la sua esperienza: “Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla.” Questo suo amore per la lettura la motivò anche a consigliare il libro al suo compagno e collega Daniele Raineri, nella speranza di sentirsi più vicini nonostante la distanza.
Un'altra storia parallela è rappresentata da Mohammad Abedini Najafabadi, un ingegnere iraniano arrestato a Malpensa pochi giorni prima di Cecilia. Entrambi, in modi diversi, si trovano imprigionati in situazioni al di fuori del loro controllo, simili ai personaggi di Murakami.
Cecilia era arrivata a Teheran il 13 dicembre con un visto giornalistico e stava lavorando a un podcast chiamato “Stories”. L’ultimo episodio, pubblicato il 18 dicembre, ha messo in luce le difficoltà e le ingiustizie che le donne affrontano in Iran. L'11 dicembre, Cecilia ha subito il suo arresto, mentre si preparava a un'intervista. Il suo silenzio ha attivato una risposta immediata da parte del Ministero degli Esteri italiano e dei servizi di intelligence per garantirne la liberazione.
Questa esperienza ha acceso un riflettore sulle condizioni delle donne in Iran e sull’importanza della libertà di stampa. Cecilia, con il suo spirito indomito e la sua appassionata dedizione al giornalismo, rappresenta una luce nella lotta contro l'oppressione. La sua storia testimonia non solo la brutalità del regime ma anche il potere della voce di una donna coraggiosa che rifiuta di essere messa a tacere. La sua storia è un messaggio di speranza e determinazione nelle tenebre.