Chef Filippo De André: «Nonno Faber genio anche in cucina. Con papà Cristiano? Non ci parlo, ma per lui cucinerei»
2024-11-19
Autore: Maria
La cucina è un'arte che mi ricorda la musica, il teatro e la scultura: sono capace di apprezzarla, goderne e anche di crearla. Filippo De André, classe 1990 e genovese di origine, non cerca di rappresentare l'esterno ma ciò che è nascosto dentro di noi. Questo è simile a quello che faceva nonno Fabrizio, il grande cantautore che ancora oggi emoziona e provoca dibattiti con la sua musica intensa e dissacrante. Anche papà Cristiano, cantautore e polistrumentista dal talento spesso inaspettato, ha influenzato profondamente il suo percorso, portandolo in un viaggio di scoperta culinaria.
La paura di un confronto con le proprie radici? Non è questa la questione; la cucina è sempre stata una delle mie più grandi passioni, accostandomi a essa con rispetto e timore. Cresciuto in una famiglia di artisti, Filippo ricorda con affetto quando ricevette la sua prima chitarra da papà. Ha poi intrapreso il percorso musicale, ma è il teatro che lo ha sempre rappresentato di più: "La cucina per me è una forma di teatro, dove racconto senza filtri".
Riferendosi ai rapporti con papà Cristiano, ammette la presenza di alti e bassi. "Ci sono momenti difficili; talvolta è meglio prendersi una pausa per ritrovare l'equilibrio. Ho la mia vita, lui la sua." Nonostante ciò, riconosce l'importante ruolo di motivatore che papà ha avuto nella sua carriera.
Filippo ha mosso i primi passi da barman prima di tuffarsi nel mondo della cucina, un'esperienza che ha approfondito grazie a un’istruzione formale all’Academy Boscolo Etoile, dove ha scoperto il valore della pazienza e della dedizione, elementi chiave della sua cucina.
Durante la pandemia, tornato in Sardegna, ha avuto l'opportunità di lavorare a un docu-film sulla vita di nonno Fabrizio, occasione che ha rafforzato il suo legame con le radici culinary. Ora, Filippo si considera un interprete della tradizione gastronomica ligure e sarda, portando avanti ricette da sei generazioni, con un amore particolare per i piatti legati alla sua infanzia.
"Il cibo è un'emozione. Non può essere solo un bene di consumo; deve entusiasmarti, portarti indietro nel tempo. Tutto ciò che preparo è intriso di ricordi". Nonno Faber rappresenta per lui un'ispirazione continua: "La sua passione per la cucina era simile a quella per la musica; entrambi richiedevano dedizione e attenzione al dettaglio".
Filippo predilige piatti semplici e tradizionali, mescolati a influenze culturali varie, riflettendo la sua visione aperta della gastronomia. Il suo piatto forte? La zucca alla gallurese, preparata in modo originale e servita con crostini e semi di zucca.
E, chissà, se un giorno ritroverà papà a tavola? "Non adesso, ma se dovessi cucinare per lui, lo farei con un filetto alla Rossini, un brindisi con Cannonau. La tavola è il luogo del convivio: è lì che si possono costruire momenti di intimità, anche se ci sono divergenze".
In chiusura, Filippo invita a riflettere su come l'arte culinaria non sia solo un mestiere, ma un modo per trasformare il disagio in bellezza. "Ogni artista, a suo modo, contribuisce a rendere il mondo un posto migliore".